Stefano Pasini

 

UNA BREVE STORIA DEI GIRADISCHI EMT

 

Wilhelm Franz, 1913-1971

 

 

Inizi eroici

 

La leggenda dei giradischi professionali EMT nasce soprattutto dalle idee innovative e dalla mentalità rigorosa di Wilhelm Franz, specialista dell’elettronica e dell’elettromeccanica con esperienze alla Lorenz ed una collaborazione con Willi Studer. Nato a Brema, dopo avere avuto esperienze diverse nel corso della guerra abbandona Berlino e fonda nel 1946 la sua prima ditta, la “EMT”, “Elektromesstechnik W. Franz KG’. La ‘EMT’, il cui logo rappresenta la stilizzazione dell’ago di uno strumento di misura fra due bobine, produce subito due grandi giradischi (‘R35’ e ‘R80’) per la riproduzione professionale di dischi di vario diametro. Il progetto, sviluppato in stretta collaborazione con il ‘Rundfunktechnisches Institut’ di Amburgo, dimostra subito prestazioni eccellenti, in particolare per il ‘R80’. Sono apparecchi ora pressoché sconosciuti, anche perché la situazione della Germania di quegli anni era molto difficile e la scarsezza di materie prime limitò la produzione del grande ‘R80’ a circa 50 esemplari. La prima vera pietra miliare della storia EMT arriva quindi più tardi.

 

Superiorità immediata: il ‘Typ 927’ (1951)

 

Nel 1951 Franz inizia la produzione di quello che rimane, secondo molti intenditori, il migliore giradischi di sempre: il “Grande Giradischi da Studio Typ 927”. Fatto per riprodurre anche i grandi ‘acetati’ da 16”, il ‘927’ rappresenta per molti versi l’inizio ed anche la fine di un’intera epoca. Cosa arriverà dopo di esso non potrà più scalfirne il primato totale in termini di qualità, prestazioni, affidabilità. Dotato di un piatto di 44 centimetri di diametro (!) alloggiato in uno chassis in metallo pressofuso di 67.5x52x21.5 centimetri, e pesante ben 40 chilogrammi ‘nudo’, il ‘927’ è tuttora una macchina anche fisicamente impressionante. Il suo enorme motore trasmette il moto all’interno del piatto per via di una puleggia, e il piatto stesso è enorme, pesantissimo; la sua elevatissima inerzia regolarizza la velocità di rotazione rendendone particolarmente buone le prestazioni, lo stroboscopio illuminato al bordo  del piatto per il controllo della velocità è una raffinatezza all’epoca inusuale ma molto utile. Un altro chiaro segnale dell’eccellenza di questa macchina è che il ‘927’ permette di realizzare partenze istantanee del disco, grazie al sistema di piatto/contropiatto tipico di queste macchine. Al momento in cui deve partire il brano si rilascia il blocco del leggero contropiatto superiore in materiale acrilico, che si ‘accoppia’ con il pesante piatto sottostante e in una frazione di secondo ne acquisisce la stessa velocità. Quando sotto alla puntina arriva il solco modulato, il disco è già alla sua velocità nominale.

Il ‘Typ 927’ nasce senza preamplificatori o RIAA interni, ma ben presto questa lacuna viene colmata con l’arrivo del pre ‘V133’, poi sostituito dal celebre ‘139’ mono a valvole, che diventa ‘139st’ con l’avvento dello stereo e ‘155/155st’ quando, nel 1966, si passa allo stato solido. La sigla ‘927’ diventa ‘927st’ con l’adattamento al nuovo sistema stereofonico (1958). La versione più favoleggiata è la ‘927D’, assemblata con particolare cura e tolleranze ristrettissime per diventare l’apparecchio di riferimento, ‘da laboratorio’ dell’intera serie, grazie anche al pesante contropiatto in cristallo. Il ‘927A’ ha invece un indice riportato sul mantello per indicare la posizione dello stilo sul disco, un’indicazione assai utile e realizzata con un ingegnoso gioco di specchi. Il ‘927S’ può portare un secondo braccio dietro al piatto ed è in un certo senso la versione ‘audiophile’ della serie ‘927’.

 

Successo mondiale: ‘Typ930’ (1956)

 

Nel 1956 arriva una novità molto importante, una delle pochissime centellinate dalla Casa di Lahr in decadi di lavoro: il ‘930’. Anche se nasce per offrire le prestazioni del ‘927’ in un package meno impegnativo, il ‘930’ presenta comunque dimensioni notevoli per gli standard di oggi, 50x39x17.5 centimetri con un piatto di 33 centimetri. Filosofia di base, tipo di trasmissione e allestimenti vari sono gli stessi del fratello maggiore, lo studio del perno e del cuscinetto è accuratissimo, il costo è sempre altissimo ma un poco meno proibitivo di quello del ‘927’ e questo decreta un buon successo del nuovo EMT anche presso le stazioni radiofoniche meno grandi e ricche. Ora, la sua combinazione di prestazioni e solidità, con un ingombro relativamente accettabile ed un prezzo inferiore a quello del ‘927’, lo rendono particolarmente appetibile per gli audiofili di alto livello.

Il ‘930’ viene gradualmente evoluto nel corso degli anni, man mano che l’evoluzione della tecnica mette a disposizione sistemi migliori per il suo uso. Nasce, nel 1956, con il preamplificatore ‘139’ a valvole, ovviamente mono; successivamente arriva la versione stereo, ‘930st’ (dal Nr. 3589, nel 1958) dotato di braccio Ortofon RMA-229. A partire dal nr. 17822 appare anche il braccio ‘929’ (1972). Due anni dopo la presentazione del pre ‘155/155st’ si decide che alcune delle sofisticate opzioni offerte da questo modello non sono indispensabili, e viene quindi prodotto un preamplificatore della stessa qualità sonora ma funzionalmente meno sofisticato: il ‘153st’ (1969) è solo stereofonico ed ha un prezzo più conveniente del ‘155st’. Rimane in produzione fino a quando, all’inizio degli anni ’80, sparisce lo stesso ‘930st’, che nel frattempo è stato continuamente aggiornato per tenere il passo con i tempi.

Attualmente il ‘930st’ è il modello più ricercato dopo il '927', e combina una grande solidità ed una superba qualità sonora con dimensioni più facilmente adattabili anche ad una installazione domestica.

 

Nuovi bracci: ‘Typ 929’ (1969), ‘Typ 997’ (1974) e testine: ‘TSD 15’

 

Sul ‘927’ e sul ‘930’ all’inizio il braccio è sempre prodotto dalla Ortofon (‘RF-229’ e ‘RF-297’ i modelli mono, ‘RMA-229’ e ‘RMA-297’ gli stereo), ma la stretta collaborazione con la Thorens porta alla produzione di un braccio EMT di alta qualità: il classico ‘929’ da 10”, non solo esteticamente imparentato con il Thorens ‘TP14’, che viene presentato nel 1969. E’ un braccio a ‘J’ con articolazione a cuscinetti studiato per unire precisione, qualità sonora e robustezza, qualità indispensabile per uno strumento destinato ad essere soggetto ad un uso molto duro. La sua prima applicazione su un EMT è del 1971, quando viene presentato sia sul nuovo ‘928’ che sulla nuova versione del ‘930st’. Il suo fratello da 12”, per il ‘927’, è denominato ‘997’ (1974); ha la stessa articolazione su cuscinetti ma geometria adeguata alla maggiore lunghezza, studiata in modo che l’inevitabile errore di tangenza sia minimo in corrispondenza dell’inizio dei dischi da 12” e da 7”, i più diffusi, e un caratteristico disegno curvo.

 

Un sistema tutto EMT: le testine (1962)

 

Nel 1962 la EMT presenta la sua prima testina stereo, la ‘TSD 12’, con portatestina integrale (“Tondosen”, in tedesco), poi sostituita dalla ‘TSD 15’ che, nel 1970, viene dotata di un nuovo portatestina in metallo leggero al posto di quello in Bakelite usato fino ad allora. Leggero, rigido e molto funzionale grazie alla caratteristica forma ‘cubista’, esso ha la caratteristica di proteggere lo stilo della testina in una ‘forchetta’ di plastica bianca che facilita anche il puntamento dello stesso sui solchi; una lente d’ingrandimento convessa sopra ad essa, e l’illuminazione frontale dello stilo, ne facilitano ulteriormente l’uso. Le versioni ‘mono’ della serie ‘T’ sono le ‘TMD’ e ‘TND’, mentre le mono ‘pure’ (che cioè possono leggere le sole modulazioni orizzontali del solco, non le verticali) sono le leggendarie ‘OF’ della Ortofon. Il montaggio di una testina della serie ‘OF’, mono, che è più pesante delle ‘T’, comporta l’obbligo di utilizzare un diverso contrappeso su ambedue i bracci. Nel 1976, la EMT introduce sul mercato la celebre base sismica ‘930-900’, per isolare al meglio il ‘930st’ dai disturbi del suolo, e successivamente il ‘transport-koffer’ per lo stesso modello, per le radio che vogliono un giradischi ‘portatile’ per i grandi eventi.

 

Un EMT compatto: ‘Typ 928’ (1971)

 

La Casa tedesca continua a produrre con apprezzamento universale e profitti adeguati i suoi grandi giradischi a puleggia, ma l’impeccabile funzionamento del Thorens ‘TD150’ (1964), il suo successo commerciale legato alle sue eccellenti qualità operative e sonore e la possibilità di realizzare significative sinergie con la  Casa svizzera, convincono Franz che è il caso di tentare di produrre un giradischi professionale a cinghia. L’operazione passa per una serie di accordi commerciali che portano la Thorens a produrre i suoi giradischi nel famoso ‘Geratewerk’ di Lahr, l’impianto produttivo principale della EMT, e la stessa Casa a finire nel 1966 sotto l’ombrello della EMT, con la formazione della ‘Thorens-Franz AG’.

Dopo un periodo di gestazione non privo di qualche problema, compare quindi il ‘928’ (1971). L’arrivo di questo modello rappresenta una vera e propria frattura con il passato, per la Casa tedesca, e cade in un momento particolarmente delicato per la EMT perchè il 10 Aprile del 1971 improvvisamente muore Wilhelm Franz.

 

 Nel 1972 viene rivista anche la ragione sociale della ‘EMT’, le cui tre lettere ora significano “Elektronik, Mess & Tonstudiotechnik”; la ditta madre si chiama ‘FRANZ Vertriebgeselleschaft m.b.H.’. Nel 1978, la ragione sociale cambia ancora e diventa ‘EMT-FRANZ GmbH’.

Strettamente derivato dal Thorens ‘TD125’ prima serie e presentato poco dopo questo (uscito nel 1969), il ‘928’ diventa il nuovo ‘piccolo’ EMT. La base del ‘125’ rimane la stessa, ma con ampie modifiche: il mantello superiore non è dotato di tavoletta portabraccio staccabile ma è realizzato in un unico pezzo, l’elettronica è più complessa e sofisticata, le velocità cambiano passando dal bizzarro assortimento 16/33/45 giri del ‘125’ ad un più utile 33/45/78; come tutti i piatti di uso professionale, il ‘928’ è dotato di preamplificatore interno con equalizzatore RIAA (in diverse esecuzioni per l’uso di testine magnetiche a 47 Kohm oppure delle ‘dinamiche’ della EMT tipo ‘TSD-15’ e simili MC dell’epoca), uscita per cuffia/monitor, freno, regolazione fine della velocità e sistema di illuminazione dello stilo della testina.

Il ‘928’ è un buon giradischi, non però senza qualche problema. Modificando profondamente il sistema di sospensioni della Thorens ‘125’, migliorandone la parte elettronica, realizzando un telaio interamente metallico e più robusto, gli ingegneri della EMT producono un macchina molto buona, dalle prestazioni dinamiche ed elettriche veramente eccellenti ma forse troppo intricata rispetto alle sue ridotte dimensioni, le quali peraltro fanno sì che esso venga ricercato soprattutto dagli studi radiofonici più piccoli. Questi ne apprezzano anche il costo relativamente contenuto rispetto ai grandi ‘927’ e ai ‘930’, che è però ancora elevatissimo per gli amatori evoluti ed i dilettanti che in quell'epoca iniziano ad apprezzare le differenze fra i vari giradischi. Questo preclude al ‘928’ uno sbocco sull’allora fiorentissimo mercato ‘consumer’ e le sue vendite rimasero quindi ancora confinate al campo professionale. Anche questo contribuisce a rendere il ‘piccolo EMT’ un’interessante rarità, uno dei capitoli più intriganti della storia della Casa tedesca.

 

Ancora una volta sopra a tutti: ‘Typ 950’ (1977)

 

La sostituzione del ‘927’ avviene dopo un approfondito lavoro di ricerca e sviluppo, condotto con classica serietà dai tecnici della EMT e che porta, nel 1977, alla presentazione della nuova ‘ammiraglia’ della gamma: il modello ‘950’.

La costruzione di questo straordinario giradischi professionale è esemplare per robustezza, massa e precisione d’insieme. Un massiccio chassis metallico porta i supporti per lo statore del possente motore a trazione diretta e le basi per un complesso sistema elettronico di controllo. Il risultato è una macchina formidabile, dal peso superiore ai 70 chilogrammi ed una stabilità assoluta. L’avvio del motore è rapidissimo, e senza bisogno di contropiatti o sistemi a slittamento; il raggiungimento della velocità nominale di 33 1/3 rpm in 100 millisecondi e la stabilizzazione di wow e flutter in 200 ms, un tempo fulmineo, si ottiene grazie alla grande potenza del motore ed all’uso di un piatto in materiale plastico a basso momento d’inerzia perché assai leggero, solo 200 grammi, la cui rotazione viene stabilizzata su valori di assoluta eccellenza da una complessa circuitazione elettronica. Tale sistema di controllo viene diviso fra varie schede discrete inserite nello spazio sotto al piatto, facilmente accessibili per la manutenzione e le riparazioni tramite lo sportello ribaltabile frontale.

Di serie, il ‘950’ viene offerto con i tasti dei vari controlli (on/off, selezione velocità, alzabraccio su/giù, controllo locale o a distanza, marcia indietro, luce illuminazione stilo, etc) posizionati sul lato sinistro di una console da studio; a richiesta si può avere una versione ‘stretta’, nella quale tali tasti sono spostati su una fascia posta anteriormente al piatto per ridurre l’ingombro laterale. La lista delle opzioni è vastissima; a richiesta, il ‘950’ può montare contasecondi del tempo di play del disco, marcia indietro fino ad un punto ‘zero’ prestabilito, indicatore analogico della posizione della puntina sul disco, variatori di velocità, coperchi, basi diverse e trasformatori per l’uso delle varie testine scelte dall’utente. Un EMT costa quanto una VW Golf, ma la sua robustezza e la sua affidabilità, unite a prestazioni sonore del più alto livello, lo rendono indispensabile per le grandi stazioni radiofoniche.

E’ interessante notare che l’Ente radiotelevisivo italiano, da sempre ottimo cliente della EMT, ordina i suoi ‘950’ in una configurazione speciale, che dalla Casa viene indicata esplicitamente come ‘Sonderausfuhrung RAI’ (‘9 950 322’ secondo il sistema di denominazione interna EMT). In questa versione viene montato uno speciale braccio ‘929’ accorciato di 19 mm e modificato per alloggiare i portatestina con attacco SME, l’utilizzo di testine magnetiche rende superflui i trasformatori necessari per le ‘TSD’, l’articolazione del braccio è coperta da una protezione in Perspex fumé sorretta da quattro supporti metallici, viene disattivato il passaggio automatico da 33 a 45 giri che nei ‘950’ di serie avviene alzando il centratore dei dischi da 7”, il circuito di preamplificazione viene inoltre modificato in modo che, all’accensione, sia attiva l’uscita del solo canale sinistro e sia disattivato il comando a distanza. Per attivare l’uscita stereo e il ‘remote’ si debbono quindi premere i relativi bottoni. Un altro immediato segno distintivo dei ‘950’ della RAI è lo spostamento da sinistra a destra della 'torretta' che ospita la luce per illuminare la testina.

 

Superiorità broadcast: ‘Typ 948’

 

Per mantenere i propri clienti e non cederli alla concorrenza, bisogna offrire dei prodotti EMT a prezzo più conveniente, evitando però qualsiasi compromesso. Al colossale ‘950’ vengono quindi affiancati due modelli più compatti e convenienti, il ‘948’ ed il ‘938’. Il primo mantiene la stessa complessa impostazione elettronica del ‘950’ con un motore più compatto, dimensioni relativamente contenute e soprattutto un prezzo un poco più abbordabile (ma non di molto, solo un 20-25% in meno). Fatto per diventare anche portatile, all’occorrenza, il ‘948’ è studiato in maniera molto accurata per le esigenze dei disc-jockey della nuova scuola. Anziché puntare tutto sull’eccellenza della trascrizione di un disco intero, tipicamente di musica classica e da fare suonare per intero, uso tipico del ‘950’, il ‘948’ permette un uso più movimentato e complesso. La luce sul piatto è proiettata da un neon sulla parte posteriore del mobile; il ‘948’ nasce con un robusto coperchio di plexiglass che è sagomato in modo da permettere l’accesso ai tasti di funzionamento anche quando il coperchio stesso è chiuso, all’interno di questo è ricavata una tasca nella quale infilare la copertina del disco che si sta suonando, e così via. Come il ‘950’, anche il ‘948’ ha tre velocità (33, 45 e 78 giri) braccio ‘929’ con attacco classico EMT, possibilità di usare testine MM o MC a seconda dello stato della scheda ‘038’ (con o senza trasformatori), RIAA incorporata con preamplificatore phono, marcia indietro del piatto per trovare il punto d’inizio del brano, anche se, naturalmente, la compattezza dell’insieme impedisce di proporre su questa macchina le molte possibili, intricate funzioni installabili a richiesta sul ‘950’ ‘largo’. Due robuste maniglie in alluminio permettono un facile spostamento del ‘948’, che è comunque assai massiccio e pesante. Nel 1984 arrivano alcune modifiche: a richiesta si può avere la  classica ‘torretta’ EMT laterale a sinistra del disco, una luce di sincronia della velocità davanti al piatto e, sempre a richiesta, si può avere anche un sistema di blocco della sospensione per il trasporto nell’apposita ‘koffer’.

 

Compatto e a trazione diretta: ‘Typ 938’

 

Il ‘938’ è ancora più semplice del ‘948’; la sua elettronica non è altrettanto complessa e non ha impostazione modulare, il suo profilo è più basso, il costo ancora inferiore (ma sempre alto in rapporto ai prodotti ‘consumer’). E’ sempre un ottimo piatto, di prestazioni elevatissime e non solo per gli standard delle stazioni radio regionali; ha il braccio ‘929’, monta testina ‘TSD-15’ e altri componenti fondamentali, tutti sempre prodotti ‘in proprio’, che sono sempre quelli dei fratelli maggiori. Per ridurre il suo prezzo di vendita viene eliminata la possibilità di fare ruotare il disco all’indietro per il ‘cueing’, e l’elettronica è montata su un’unica grande scheda ribaltabile anziché su cartoline separate, ma le sue prestazioni sono eccellenti, specie quando viene fornito completo del suo mobile in legno con le stesse gambe metalliche, solidissime, del ‘950’ standard. Del ‘938’ viene anche prodotta una versione ampiamente modificata e più rivolta all’uso da discoteca che broadcast, con marchio Thorens (‘TD 524’) con braccio di questa Casa o EMT, a richiesta. Quest’ultimo rimane l’unico Thorens dell’epoca moderna a trazione diretta. Solo allora cessa la produzione del ‘930st’, fino ad allora comunque richiesto dagli operatori di aree ‘difficili’, cioè ostili per clima e scarsa preparazione tecnica del personale (Africa, certe regioni asiatiche) nelle quali la semplicità del vecchio ‘cavallo da battaglia’ a puleggia rappresentava un punto a favore rispetto alla complessa elettronica dei nuovi piatti a trazione diretta.

 

 Arriva il CD, la crisi del vinile (1982)

 

L’inizio degli anni Ottanta vede però anche l’arrivo del CD (1982). Nonostante le limitazioni qualitative evidenti nei primi apparecchi ed il loro suono molto discutibile, i professionisti non possono fare a meno di apprezzare incondizionatamente la comodità d’uso di un disco piccolo (solo 5” di diametro), pressochè indistruttibile, poco sensibile  a graffi e ditate, nel quale il reperimento del punto d’inizio di un brano è istantaneo, che prende poco spazio e non richiede manutenzione. Il giradischi analogico ha raggiunto il pinnacolo assoluto del suo sviluppo, ma il disco in vinile viene colpito praticamente a morte: i grandi giradischi ‘broadcast’ sono le prime vittime del conseguente cambio d’indirizzo delle grandi stazioni radiofoniche. A causa di questa evoluzione tecnica la EMT rallenta progressivamente la produzione dei suoi giradischi professionali, che cessa del tutto alla fine degli anni ’80. La Casa di Kippenheim produce anche alcuni modelli di CD-player professionali, di costo elevato e prestazioni apicali: 980, 981, 982. Ma è troppo tardi, Studer, Sony ed altri fabbricanti hanno già conquistato stabilmente il mercato, la EMT viene infine ceduta alla Barco e cessa la produzione di apparecchiature audio per essere poi acquistata da Walter Derrer, prematuramente scomparso nel 2007, per creare una 'nuova EMT'. Ora è Jules Limon a curare la EMT, concentrata su alcuni prodotti fonografici specialistici.

 

Superiorità permanente: gli EMT oggi

 

I collezionisti e gli audiofili analogici più raffinati mantengono viva la passione per i grandi giradischi grigi di questa Casa. Per questa ragione il mercato degli EMT, dal livello relativamente basso raggiunto all’inizio degli anni ’90, si è ora ampliato ed ha raggiunto un livello di prezzi decisamente elevato: come si conviene ai grandi oggetti classici, anche gli EMT sono ormai parte di un’élite senza tempo né età, un numero chiuso di oggetti irripetibili ed affascinanti.

 

   Dott. Stefano Pasini, Gennaio 2001-Gennaio 2020

 

 

'Deutsche Perfektion' è il mio libro sui giradischi EMT