IL
FASTIDIO RICORRENTE AGLI OCCHI: CARATTERISTICHE E SOMMARIA AUTODIAGNOSI |
Per quanto riguarda gli occhi, la “sensazione di fastidio” è una delle ragioni che più frequentemente spinge chi ne è afflitto a cercare assistenza presso il medico o il farmacista. Questo fastidio può essere causato da molti fattori infiammatori del ‘segmento anteriore’, intendendo con questa definizione alcune strutture dell’occhio che, per la loro posizione ‘anteriore’ rispetto al resto del bulbo, risultano particolarmente esposte ad agenti irritanti della più varia natura e di diverso effetto. In senso lato, sotto questa definizione-ombrello possono essere raggruppati la congiuntiva, la cornea, la camera anteriore dell’occhio, l’iride ed anche le palpebre. Dalla stessa differenza strutturale di queste parti si può intuire la molteplicità di fattori patologici che ne possono intaccare il benessere. I sintomi principali delle infiammazioni del segmento anteriore possono essere così riassunti: - Fastidio; - Dolore; - Rossore; - Secrezione (di solito catarrale); - Lacrimazione intensa; - Gonfiore palpebrale (e, talvolta, anche congiuntivale); - Fotofobia. Questi sono solo i più frequenti ed importanti dei sintomi; altri (formazione di membrane, edema corneale, calo del visus, etc.), debbono rimandare immediatamente allo specialista. E’ ovvio che l’intensità di questi sintomi varia a seconda della gravità dell’infiammazione stessa.
Va
detto subito che per un esame accurato del segmento anteriore è necessario
disporre di uno strumento costruito per lo scopo, che è il biomicroscopio,
o ‘lampada a fessura’. Questo è un apparecchio costituito da una parte
illuminante, con un fascio sagomabile, appunto, fino ad una sottile fessura, e
da una parte ottica, un binoculare che permette l’esplorazione dell’occhio
in stereoscopia e ad ingrandimento variabile. Con questo strumento è possibile
apprezzare ‘in vivo’ le modificazioni più minuscole dei componenti
dell’occhio e dei loro tessuti, quindi la diagnosi viene grandemente
facilitata.
Non
sempre, ovviamente, è possibile disporre di un apparecchio di questo tipo; e
questo non solo per un farmacista, ma anche per il medico generico e, talvolta,
per lo stesso medico oculista (quando, ad esempio, viene richiesto di un parere
telefonico o comunque ‘volante’). In tali casi, l’esame del segmento
anteriore è per forza di cose sommario; solo i sintomi obiettivi per così dire
‘macroscopici’ possono quindi essere riconosciuti con una certa attendibilità. Una causa abbastanza frequente e di talvolta difficile identificazione di un ‘fastidio oculare’ può essere la presenza di un corpo estraneo, nel fornice congiuntivale o addirittura sulla cornea. Può essere un banale ciglio, la cui rimozione è generalmente assai facile; può essere invece una particella di trucco, un granello di polvere, in casi specifici corpi ferrosi o lignei che sono arrivati nell’occhio del paziente per ragioni personali (cosmetiche) o professionali (meccanici, molatori, etc.). I sintomi sono spesso importanti, con un fastidio intenso, persistente, che non recede con i colliri e si accompagna ad una intensa fotofobia. L’occhio è arrossato, dolente, irritabile. I corpi estranei corneali rappresentano un problema talvolta abbastanza serio; talvolta arrivano ad essere profondamente indovati nello spesso dello stroma corneale, e, anche nel caso (non frequente) che li si possa identificare in maniera attendibile ad occhio nudo, essi richiedono comunque uno strumentario specifico per l’esplorazione e la rimozione; queste sono dunque evenienze di stretta pertinenza dell’oculista.
In
questa casistica può rientrare la fenomenologia del ‘colpo d’aria’, che
talvolta, come nel caso di chi si affaccia al finestrino di un treno in corsa,
può significare proprio la presenza di un corpo estraneo. Un esame accurato è
quindi indispensabile; un indizio (non però assoluto) è costituito dal fatto
che questo intenso dolore dell’occhio non si accompagna ad altri sintomi
locali, qual è ad esempio la secrezione catarrale massiccia; può però
simulare il forte dolore dell’attacco di glaucoma. La visita specialistica, in
questi casi, è indispensabile.
Fra
i segni che accompagnano la sensazione di fastidio, il rossore dell’occhio,
risultato del richiamo locale di sangue in risposta all’infiammazione, è
senza dubbio quello più frequente, fino ad assumere caratteristiche pressoché
ubiquitarie. Vanno distinti, in questi casi, due diversi tipi di arrossamento:
uno, costituito dall’infittirsi della trama di vasi congiuntivali anche
ispessiti e turgidi, tipici delle infiammazioni; e quello massiccio, più scuro,
‘a tutto spessore’, che contraddistingue invece l’emorragia
sottocongiuntivale. Quest’ultimo caso, spettacolare, allarmante e di facile
identificazione, non è che il prodotto della rottura di un capillare in un
occhio che può anche essere perfettamente sano; un collirio eparinosimile
(Heparin, etc.) aiuta un riassorbimento che è comunque generalmente spontaneo,
in 7-15 giorni. Ma a questi soggetti è meglio raccomandare una visita generale,
il controllo della pressione arteriosa e della coagulazione del sangue.
L’occhio
rosso da infiammazione si accompagna quasi sempre ad un senso di fastidio
soggettivo, dovuto al fatto che i vasi sanguigni congiuntivali, ispessiti a
causa della reazione locale, creano una ‘ruvidità’ della congiuntiva
stessa; nel loro continuo movimento di ammiccamento, le palpebre sentono questa
irregolarità come un corpo estraneo, e questa è l’immagine che ne proietta
il cervello.
Questo
arrossamento può essere dovuto alle più varie cause, alcune endogene
(intossicazioni alimentari) o infettive, altre fisiche (polvere, corpi estranei,
etc,) o anche chimiche: sostanza caustiche, acide o comunque irritanti arrivate
accidentalmente a contatto con l’occhio.
Non
vanno dimenticate, naturalmente, le allergie, patologie in continua crescita, o
almeno così sembra, vista l’elevata incidenza di persone che ne lamentano i
sintomi non solo oculari. Il fastidio in questi casi può essere assai intenso,
il rossore talvolta invece decisamente più contenuto, ed un collirio a base di
sodiocromoglicato o simili può migliorare grandemente la situazione, anche se
l’effetto di questi preparati è maggiore se la somministrazione è
preventiva, secondo uno schema organico impostato prima che intervenga la
sintomatologia vera e propria.
La
presenza, accanto ad una evidente iperemia, di una secrezione giallastra ed
appiccicaticcia deve fare sospettare la presenza di una infezione batterica;
molti sono i batteri o comunque i microrganismi che possono essere responsabili
di questo quadro, fastidioso ed anche talvolta abbastanza allarmante. Le forme
batteriche non debbono essere confuse con le forme purulente, fortunatamente
sempre più rare nei nostri Paesi e che rappresentano un’evenienza drammatica;
le forme batteriche si prestano ad un immediato trattamento farmacologico prima
ancora di un eventuale tampone congiuntivale (di utilità attualmente abbastanza
limitata, vista la disponibilità di antibiotici ad ampio spettro), mentre
quelle purulente obbligano ad un immediato consulto specialistico, e talvolta
all’ospedalizzazione. Le forme virali, infine, sono caratterizzate da sintomi
a volte più sfumati, meno rossore, più lacrimazione; sono potenzialmente
pericolose e, come tali, rispettate.
COSA
PRESCRIVERE?
Per
chi presenta un corpo estraneo corneale, l’unica soluzione è l’asportazione
ambulatoriale dello stesso, procedura generalmente rapida ma da eseguirsi alla
lampada a fessura, seguita da bendaggi e medicazioni. Il contatto con sostanze
basiche o alcaline consiglia una ‘neutralizzazione’ dell’alcale con
appositi prodotti, prima ancora del lavaggio con acqua; anche questa è una
procedura specialistica. In caso di contatto con acidi, specie se deboli, è
sufficiente lavare con abbondante acqua fresca l’occhio colpito, e la visita
specialistica non ha di solito il medesimo carattere d’urgenza.
I
colliri che possono essere prescritti in casi di infiammazioni lievi sono molti,
partendo dai semplici vasocostrittori ‘da banco’, che hanno comunque un
discreto effetto, soprattutto sulle forme più blande di fastidio ed iperemia da
polvere o altre leggere irritazioni superficiali.
In
caso di soggetto francamente allergico, il disodiocromoglicato e i farmaci
analoghi hanno il grande vantaggio di fornire una buona riduzione
dell’istamina senza effetti collaterali indesiderati, e di attenuare quindi i
sintomi alla radice, se utilizzati con regolarità. Possono essere talvolta
essere vantaggiosamente in tutte le forme nelle quali si può ipotizzare un
aumento della secrezione di istamina.
In
caso di una infezione batterica è opportuno consigliare un collirio antibiotico
ad ampio spettro, da instillare con regolarità e, almeno nei primi giorni, con
frequenza (una goccia nell’occhio interessato ogni 2 ore, durante il giorno),
proseguendo con il trattamento almeno 7 giorni per evitare l’insorgere di
resistenze.
Più
complessa è la diagnosi quando questa secrezione si presenta più liquida,
quasi lacrimosa; il sospetto di congiuntivite virale deve, in questi casi,
consigliare l’immediato ricorso allo specialista, perché le infezioni virali
possono comportare, in assenza di un efficace e tempestivo trattamento
specifico, danni anche molto gravi alla cornea. Non abbiamo finora menzionato l’ampia famiglia dei colliri (e pomate) a base di cortisonici, soli o in associazione con altri composti attivi (antibiotici, etc.). Questo perché il cortisonico, farmaco di grandissima importanza per molte affezioni del segmento anteriore, comporta però una serie di pericoli non trascurabili; l’effetto collaterale più temibile di questi farmaci è la facilitazione dello sviluppo di infezioni virali o micotiche, che rappresentano eventualità temibili e debbono essere sempre tenute nella dovuta considerazione anche per quanto riguarda gli eventuali aspetti medico-legali. I cortisonici rappresentano quindi un presidio da lasciare alla prescrizione dello specialista, che li prescrive solitamente solo dopo un accurato esame biomicroscopico.
Il
vistoso rigonfiamento di una palpebra, non accompagnata da sintomi a carico del
bulbo oculare vero e proprio, deve fare sospettare o una blefarite, un orzaiolo
o, più frequentemente, un calazio; in questi casi può essere indicata almeno
temporaneamente una pomata antibiotica e cortisonica. Ma per il calazio, quasi
sempre, la cura definitiva è quella chirurgica.
In
conclusione, esiste sicuramente una grande varietà di quadri sintomatologici
del segmento anteriore dell’occhio che il farmacista ed il medico generico
possono affrontare con tranquillità, consigliando il paziente verso trattamenti
di sicuro effetto e privi di rischio. E’ opportuno comunque esercitare una
grande prudenza nei casi sospetti, specialmente quando i sintomi non sono così
netti e ben identificabili senza l’ausilio delle apparecchiature
specialistiche. |
Dott. Stefano Pasini, Bologna, 24.10.2003 |