Stefano Pasini

 

 

GIRADISCHI D’EPOCA: IL RESTAURO

 

1-Le Basi Tecniche

 

Il definitivo e pressoché totale sopravvento preso dal CD ed altri supporti digitali (DVD, SACD) in nei confronti del disco in vinile ha portato ad un graduale abbandono dei supporti analogici e delle macchine destinate alla loro riproduzione. Ciò significa che giradischi e dischi analogici sono stati alienati in grande quantità e consegnati agli scaffali dei collezionisti o ai mercatini dell'usato, quando non addirittura alla discarica pubblica.

 

Dopo anni e anni di dura e onorata carriera, i vecchi giradischi professionali hanno spesso bisogno di un accurato restauro......

 

Per acquistare dischi in vinile, i canali sono molteplici. Per i giradischi, invece, le cose sono più complesse e possono essere difficili. Prima di tutto si deve considerare che non tutti i giradischi sono degni di essere salvati, dal momento che l'industria ha prodotto in questi decenni macchine che vanno dal sublime al ridicolo. È chiaro che sarebbe inutile salvare queste ultime, mentre sarebbe un delitto lasciare distruggere le prime. Gli sforzi in termini finanziari e di dispendio di energia riversati su una macchina professionale europea di alto livello saranno sempre ripagati da risultati di grande qualità, mentre le stesse attenzioni su un piatto giapponese economico non potranno elevarne più di tanto le modeste prestazioni.

Le fonti per trovare un buon giradischi sono varie e, in non poche occasioni, più legate al caso che ad altro. Ogni mercatino è buono, come la casa dell'amico che si è stancato dei dischi in vinile o lo studio di registrazione che deve disfarsi di attrezzature ‘obsolete’; persino la chiacchierata con un conoscente occasionale in treno può portare al ritrovamento di un piatto di alto livello. Quindi, occhi sempre bene aperti.

Se un piatto costa veramente poco, può valere la pena di portarselo a casa comunque, a prescindere dal suo livello tecnico assoluto. I giradischi veramente interessanti per l'amante della riproduzione sonora di alta qualità, però, sono di solito ben pochi, tutti o quasi costruiti da alcune marche ben conosciute, e anche di questi fabbricanti magari solo alcuni modelli sono realmente degni di ogni attenzione: tutti gli EMT sono superbi (e costosissimi), la maggior parte dei Thorens è eccellente, mentre di Garrard, Denon, Sony, Acoustical, Dual, etc esistono alcuni modelli molto buoni accanto ad altri più economici e di qualità scadente. Prima di decidere di spendere tempo e lavoro su un giradischi è dunque bene aver chiare le idee sul valore intrinseco, tecnico e sonoro, di quel piatto. Un piatto che parte con un motore di bassa qualità ed un perno/bronzina scadente non suonerà mai bene, per quanto lavoro ci si possa spendere. Ricordiamo che in questo testo parliamo del solo ‘giradischi’, il classico ‘Transcription Motor’ degli anglosassoni, cioè la macchina per fare girare il disco. Il braccio è una questione a parte.

Dal punto di vista sonoro, la prima e più importante caratteristica da tenere presente nella scelta del proprio giradischi (e quindi non parliamo del ritrovamento occasionale di un piatto qualsiasi ad un mercatino, ma della scelta di una macchina destinata a diventare la sorgente analogica più importante del proprio impianto e per la quale è dunque necessaria un'alta qualità) e il sistema di trasmissione. Abbiamo dunque macchine nelle quali la trasmissione del moto dal motore elettrico al piatto avviene mediante:

 

1) puleggia (il metodo più antico e più classico per le macchine professionali fino a trent'anni fa);

 

2) cinghia (sistema tipico di tutte le macchine amatoriali, anche di altissima qualità);

 

3) trazione diretta (‘Direct Drive’: il motore è parte integrante del piatto, ruota alla stessa velocità del disco ed è privo di qualsiasi demoltiplicazione. A questa categoria appartengono piatti amatoriali di tutti i livelli ed un piccolo numero di macchine superprofessionali dell'ultima generazione.)

 

 

 

Il sistema di trazione è importante perché può creare problemi molto diversi da caso a caso. Un vecchio piatto a puleggia richiederà quasi sicuramente una puleggia nuova; uno a cinghia può avere problemi facilmente riparabili soprattutto se il piatto è vecchio (poca elettronica), ed è di alta qualità; un DD, se ha problemi elettronici, è sempre difficile da riparare, non ne vale quindi la pena se non è una macchina di elevato valore sonoro e commerciale.

 

2-Scegliere la macchina

 

Se trovate un Garrard 301 a puleggia a 50.000 lire in un mercatino, è inutile indugiare: portatelo a casa, solo di pezzi di ricambio vale sicuramente di più. Lo stesso vale per vecchi piatti a cinghia Thorens o per i DD di alta gamma Denon, Technics, etc. Vale sempre, soprattutto a proposito dei giapponesi, una regolina solo apparentemente banale: più pesanti sono, meglio è, perchè è più probabile che siano costruiti con una certa cura. Negli estremi: i piatti leggerissimi sono fatti di plastichina sottile per i compatti da supermarket e non valgono niente, macchine pesanti 90 chili per le stazioni radio valgono tuttora milioni di lire perché hanno prestazioni superbe.

Un breve check-up, in caso di dubbio, deve accertare se il motore gira, se la rotazione è regolare o se la velocità è, invece, fluttuante; in quest’ultimo caso è bene lasciare stare tutto. Il perno del piatto deve ruotare liberamente e non avere gioco, la carrozzeria (base, mat in gomma/plastica, interruttori, spie) deve essere integra perché i pezzi di ricambio, se anche si trovano, sono di solito molto costosi. Meno importanti sono cavi, prese, fusibili, etc; tanto chi intende utilizzare il suo giradischi per la riproduzione di dischi di altà qualità dovrà buttare via tutto e installare componenti nuovi e migliori.

E' indispensabile, prima di smontare il giradischi, effettuare un esame accurato della macchina, fare qualche foto (più il giradischi è vecchio e complesso, più foto è meglio prendere!) e documentarsi minuziosamente sull'esemplare in oggetto, cercando il manuale d'istruzioni e, magari, anche quello 'Service', riservato ai tecnici dell'assistenza. Case d'asta come Ebay e simili sono fonti preziose di materiale documentativo di questo tipo. Gli articoli delle riviste specializzate con le relative prove sono spesso fonti di preziose informazioni, e spesso hanno una documentazione iconografica migliore di quella degli stesso manuali della Casa.

 

3-Attrezzatura minima

 

Chi vuole dedicarsi in casa propria al restauro di un giradischi classico deve evidentemente disporre di un minimo di attrezzatura fondamentale. La cosa più importante, visto che non si parla di oggetti di piccole dimensioni, è lo spazio: è necessario poter disporre il giradischi su un tavolo di buone dimensioni, abbastanza stabile, che permetta non solo di appoggiare il giradischi stesso ma anche di muoverlo, inclinarlo, ribaltarlo, avendo a portata di mano tutti gli attrezzi del caso. Non è consigliabile scegliere a questo scopo delle superfici che debbano essere riutilizzate a breve scadenza, ad esempio il tavolo di cucina: una operazione di restauro o di modifica di un giradischi è meglio affrontarla con un po' di tempo davanti a sé, anche perché può sempre mancare un pezzetto che deve essere recuperato all'indomani in un negozio di elettronica, e l’idea di dovere spostare tutto quanto ogni sera sarebbe frustrante. Chi ha una sala da pranzo può approfittare di questo tavolo, sempre che ciò non crei guerre civili con moglie, mamma o fidanzata.

 

Alcuni attrezzi sono indispensabili. Fra questi:

 

a)   Un assortimento completo di chiavi fisse di buona qualità per tutte le bullonerie più comuni, da tre a 13mm;

b)   Un assortimento completo di chiavi a brugola;

c)   Cacciaviti a taglio e a croce di varie dimensioni, i più piccoli del modello cosiddetto ‘da orologiaio’;

d)   Pinze, di piccole dimensioni e a becchi preferibilmente sottili (qualcuno preferiscono quelle con il ritorno a molla); un paio di pinzette da dermatologo, o una pinza anatomica recuperata da un mercatino, sono sempre utili;

e)   Una morsa, piccola e fissabile (a morsetto) al piano di lavoro);

f)    Una chiave regolabile di precisione; evitare le cosiddette cagnette degli idraulici o simili attrezzi;

g)   Forbici, sia grosse che sottili;

h)   Un saldatore di buona qualità per elettronica o elettrotecnica, con stagno, pasta salda, supporto, una prolunga per l’allacciamento alla rete che permetta di lavorare con comodità;

i)    Un ‘senza mani’, quelle specie di trespoli a due pinze che permettono di accostare i componenti elettronici per la saldatura anche a chi non ha le molte mani della Dea Kalì;

j)    Pinza spella fili;

k)   Guanti, che debbano essere di due tipi: da un lato quelli molto sottili, in lattice, da chirurgo, che permettono di fare le cose più fini senza sporcarsi le mani, dall'altro di invece quelli più grosse che servono a maneggiare gli oggetti metallici più pesanti;

l)    Olio lubrificante di varia viscosità, fra questi bisogna prevedere almeno una confezione di CRC penetrante, in bomboletta, con il beccuccio sottile per permettere di penetrare anche nelle parti più nascoste. Poi, a seconda del tipo di motore, di piatto e di bronzina, un olio motore più o meno viscoso (io preferisco il Castrol GTX3) o anche grasso. Ed è indispensabile avere anche una bomboletta spray per contatti elettrici, di quelli normalmente utilizzati dai tecnici elettronici;

m) Carta vetrata, generalmente serve quella 200, 400 e 600;

n)   Nastro adesivo, isolante da elettricisti e trasparente, possibilmente largo;

o)  Per i restauri estetici bisogna disporre della vernice spray del giusto colore (attenti a spruzzare vernici in ambienti chiusi, ventilate sempre bene la stanza dove lavorate!), fondo, etc;

p)   Bisogna sempre avere sotto mano un buon assortimento di gommini, feltrini, strisce o piccoli pezzi di Neoprene di vario spessore da ritagliare a misura, gomma piuma di vario spessore, fascette, passafili, Mammut, etc.

q)   La ‘Lazy Susan’, cioè la piattaforma girevole, costa poche migliaia di lire all’IKEA ed è di una comodità estrema. Forse l’avete già in casa: in cucina molti la usano comunque, in America è un oggetto di uso comune. Quando inizierete ad usarla non ne farete più a meno…..

 

In fondo, in buona parte questa è l’attrezzatura che si ritiene comunque in casa per i piccoli lavoretti domestici; l'aggiunta di alcune attrezzature specifiche, come le brugole o il saldatore, non risulta certo impraticabile, dato che si rimane nell'ambito delle poche decine di migliaia di lire. Oltre a queste attrezzature di base, i più evoluti vorranno certamente un trapano a colonna, un seghetto alternativo di buona qualità ed altre attrezzature, ma questa attrezzatura di base permette di fare praticamente tutte le operazioni più importanti. Diventa tutta una questione di ‘olio di gomito’.

 

4-Smontaggio

 

Lo smontaggio deve essere ordinato, e con questo si deve arrivare a determinare le condizioni delle parti meccaniche principali (motore, pulegge, cinghie, cavi, molle o gommini di sospensione); un’accurata pulizia, e l’asportazione con opportuni detersivi o diluenti della morchia depositata in anni di uso/abuso, è sempre consigliabile. Non si deve MAI porre diluenti di nessun tipo a contatto delle parti di gomma, in particolare cinghie e pulegge! Acqua e sapone debbono essere sufficienti. E’ inopportuno anche smontare parti troppo complesse e che furono a suo tempo installate a pressione, magari con attrezzi speciali, come avviene per alcuni Rek-O-Kut, Gray, Thorens più vecchi: si rischia di non poterli più rimontare. Tenere nota di tutto ciò che si smonta, disegnando uno schemino e mettendo etichette ai fili che vengono staccati, è molto opportuno.

Per facilitare lo smontaggio e soprattutto l'ordinato rimontaggio di qualsiasi giradischi (ma questo suggerimento vale in maniera particolare per quelli più vecchi, complessi e pesanti!) è assolutamente necessario fare delle fotografie man mano che si smonta il tutto, etichettando con cura le parti che potrebbero avere collocazioni equivoche (certe aste di rinvio, interruttori, etc). Fare spallucce e smontare alla cieca, dicendo 'poi tanto mi ricordo dove va' è una ricetta per la catastrofe!

Una buona idea è quella di disporre il giradischi su una 'Lazy Susan', quello specie di piatti girevoli per le salse da cucina. L'IKEA vende a poche migliaia di lire un modello in legno su cuscinettone a sfere (!) che regge più di venti chili, ed è utilissima.

 

5- Riassemblaggio, Lubrificazione

 

 A seconda del tipo di bronzina/cuscinetto (per gli anglosassoni: ‘bearing’) impiegato in un giradischi, sarà necessario utilizzare lubrificanti di diverso tipo. La differenza maggiore tra questi sta nella viscosità del lubrificante impiegato, e si possono quindi definire tre gruppi. 

 

1)  Lubrificazione a grasso. Sistema piuttosto antico, applicato con successo per un certo periodo ai primi esemplari del famoso Garrard 301, i cosiddetti ‘Grease Bearing’;

 

2)  Lubrificazione a olio ‘viscoso’ (multigrado 20W-50 e simili). La stragrande maggioranza dei piatti per uso domestico, di qualsiasi livello, ha una bronzina ‘asciutta’ (senza serbatoio) e necessita di piccole quantità di olio mediamente viscoso;

 

3)  Lubrificazione a olio ‘poco viscoso’ (del tipo utilizzato per macchinari industriali), il tipo preferito per le  macchine professionali con bronzina ‘umida’, dotata di serbatoio.

 

 N.B.: alcuni giradischi professionali a trazione diretta (EMT 938/948/950, Thorens 524, etc) la Casa raccomanda di NON effettuare alcuna operazione di manutenzione se non strettamente necessaria. La lubrificazione del perno è assicurata per tutta la vita del piatto.

Per le tre categorie di bronzina e perno vale sempre l’avvertenza, una volta che si acquista una macchina usata o si decide di fare manutenzione alla propria, di smontare il piatto con il perno, di rimuovere ogni traccia di olio/grasso vecchio e di pulire i componenti con la massima cura. Se il perno appoggia su una sfera d’acciaio, controllarla e, se ci sono ammaccature, sostituirla. Attenzione: ci vuole quella originale, non una ‘simile’. Parte della qualità sonora di un perno deriva proprio dalla qualità di quella umile sfera d’acciaio, su cui, in fondo, poggia tutto ciò che più importa, perno, piatto, mat, disco e puntina.

 Una volta pulito il tutto, se tutte le parti sono integre si deve scegliere il lubrificante giusto e applicarlo in sede. Non è corretto, come propone qualche utente di Garrard 301 ‘a olio’, mettere del grasso nella bronzina sostenendo che così si acquisiscono le qualità del ‘Grease Bearing’; ogni piatto deve essere lubrificato con il proprio olio. Una moderata quantità di olio, che non deve tracimare quando si reinserisce il perno, è sufficiente.

In assenza del prodotto originale (v. foto) per un Garrard 301 ‘Grease Bearing’ e simili si può utilizzare un tipico ‘industriale’, come il Mobil da officina. Per i giradischi professionali con bronzina ‘umida’ (EMT) il fabbricante fornisce, a caro prezzo, il suo olio speciale; il serbatoio di queste macchine contiene circa 25 cc di olio, il cui livello, dopo ogni rabbocco, viene verificato con l’apposita astina. I giradischi che necessitano di olio viscoso possono usare un ottimo olio motore sintetico o a base sintetica come il Castrol  GTX2 o 3 (15W-40) è molto indicato. La EMT indica in alternativa a questo il WYNNS Fluid n.78. La Thorens per il TD-124/II raccomandava l’olio Caltex o il Texaco Regal Oil B, nelle serie successive non ha più dato istruzioni precise per marca e tipo di olio.

In nessun caso l’olio deve tracimare dalla bronzina, né quando viene immesso né quando il perno viene infilato nella bronzina. Questa operazione deve essere fatta lentamente. In ogni caso l’olio non deve venire a contatto né con le parti elettriche né con le parti in gomma come cinghia, pulegge, etc; l’olio, soprattutto di certi tipi, corrode la gomma. Se il lubrificante dovesse comunque sporcare la gomma, la cosa migliore è pulire subito con acqua e sapone: NON con solventi, di nessun tipo.

 

 

Preparatevi delle buone giustificazioni con vostra moglie, quando le riducete così il tavolo di sala..... 

Un EMT 930st in corso di manutenzione e restauro. Il tappo nella bronzina centrale serve a impedire l'uscita dell'olio; è ben visibile la puleggia ('ore 8', con bordo in gomma nera). Il 930 è appoggiato su una 'Lazy Susan', piastra rotante su cuscinetti che facilita l'accesso a tutti i lati del giradischi. Il dizionario tedesco-italiano serve a tradurre il 'Bedienungsanleitung' originale

 

 6-Trasmissione

 

 Nell'effettuare la manutenzione di un giradischi, o il restauro di un apparecchio antico, è indispensabile accertare quali siano le condizioni di tutte le parti che compongono la catena di trasmissione del moto, partendo dal motore per arrivare all'ultimo anello di questo sistema, quello che trasmette direttamente il moto al piatto. Dopo avere lubrificato con parsimonia, e comunque seguendo le istruzioni del fabbricante, il motore, è bene esaminare la condizione delle pulegge e delle cinghie, se ce sono. Per la trasmissione a cinghia, la cosa migliore da fare è generalmente il sostituire direttamente la cinghia con una nuova. Esistono molti specialisti, sia in Italia che all'estero, che possono fornire cinghie nuove, originali o adattabili al proprio giradischi.

 Più difficile è la situazione per chi necessita di una puleggia, per giradischi più vecchi o per apparecchi professionali. In questo caso, il ricambio originale e indispensabile, anche se è di generalmente piuttosto difficile da trovare. Anche in questo caso esistono degli specialisti che possono fornire i ricambi per le marche principali (consultando la pagina dei link potrete trovare i principali specialisti per EMT, Thorens e Garrard), e una puleggia nuova è spesso indispensabile. Lo stetoscopio (fonendoscopio) è uno strumento molto utile per rivelare i rumori dovuti ad un ‘flat spot’ che un giradischi vecchio può avere perché l’apparecchio è stato spento l’ultima volta, magari dieci anni fa, con la puleggia a contatto del piatto. In caso di dubbio, è meglio cambiarla; una goccia di Castrol GT3 sul perno aiuterà a mantenere il perno lubrificato e quindi più silenzioso.

 

7-La base (plinth)

 

  L’interfaccia più delicata, in un sistema di riproduzione a audio analogico, è senza dubbio quello fra la puntina ed il solco del disco. In questo punto di contatto, delle dimensioni di pochi micron, si creano forze significative ma che sono anche estremamente influenzabile da fattori esterni, vibrazioni, micro vibrazioni, rientri acustici, e così via. Per fare lavorare al meglio la puntina all'interno del microsolco è necessario che tale interfaccia sia priva il mondo è da disturbi, per quanto possibile, e la costruzione di una base adeguata per ogni giradischi aiuterà a senz'altro a mettere questo sistema nelle migliori condizioni di lavoro.

 Una base pesante ed inerte serve soprattutto per i giradischi nei quali sono in gioco forze importanti per la pesantezza del piatto, la potenza del motore ed il sistema di trasmissione (pulegge). Un leggero giradischi giapponese a cinghia non avrà probabilmente grossi miglioramenti sonori dopo l'adozione di una pesante base inerte, come del resto avverrà per i piatti con controtelaio sospeso. Il miglioramento sarà avvertibile in particolare per i giradischi particolarmente pesanti e per quelli che, avendo telaio completamente rigido (come tutti i professionali classici) potrebbero risentire in maniera negativa del rientro acustico e dell'influenza, sulla testina sulle interfaccia puntina-microsolco, delle vibrazioni più o meno grandi prodotte dal motore. Una base molto pesante, progettata in maniera adeguata per assorbire le vibrazioni della meccanica rappresenta sicuramente una eccellente maniera di aumentare la qualità del proprio giradischi.

Per quanto mi riguarda, mi attengo alle basi originali con sospensioni e smorzatori incorporati per gli EMT, mentre per Garrard 301/401 e Thorens 124 preferisco costruire basi diverse da quelle originali. Il sistema che preferisco (e che consiglio a chi si trova della necessità di costruirsi una base ad alte prestazioni per questi giradischi) si basa sulla sovrapposizione di almeno quattro strati di compensato da tre centimetri di spessore l’uno; questi quattro strati debbono essere incollati a pressione con colle viniliche ad alta resistenza (Bindulin) dopo essere stati tagliati all'esterno con le dimensioni necessarie per ospitare il giradischi e il braccio, all'interno secondo la dima di montaggio originale.

Una buona idea è quella di cercare di mantenere poco spazio libero attorno ai componenti della meccanica nel giradischi, utilizzando a questo scopo  piccoli coni di gomma a cella chiusa (Neoprene) o anche in legno morbido (balsa) per assorbire le vibrazioni e ridurre la massa d'aria in cui queste potrebbero trasmettersi. Altrettanto importante è ovviamente la filatura elettrica del piatto, che non solo deve essere in ottime condizioni e, se necessario, sostituita con cavi moderni di più alta qualità e magari schermati, ma anche fissati (o allentati, a seconda del piatto) in maniera tale da non a vibrare contro il piatto e non intralciare il funzionamento delle parti meccaniche. Non uso mai alcun tipo di 'fondello', nè sulle basi ad alta massa nè su quelle originali che eventualmente lo avessero (Thorens); è solo fonte di risonanze. Meglio eliminarlo.

Su una base autocostruita ad alta massa, il giradischi deve essere appoggiato e, se possibile, fissato in maniera rigida con le interposizione, fra le viti dello chassis e la base stessa, dei soli gommini di serie, cioè di quelli forniti all'origine dal fabbricante per quel giradischi. Sono da evitare assolutamente le molle, che in pratica cancellerebbero i benefici possibili con questo genere di base; l'accoppiamento relativamente rigido fra le due parti consente di formare un tutt’uno fra la parte meccanica e la base, realizzando idealmente il ‘sink’, cioè il ‘pozzo’ nel quale disperdere senza conseguenza sonora negativa le vibrazioni della meccanica stessa.

In linea teorica, più alta è la massa, minore sarà la necessità di adottare punte coniche speciali sotto a questa base; ciò nonostante, in alcuni casi possono essere consigliabili, in particolare per basi di massa contenuta, inferiore alla soglia dei dieci chilogrammi.

 

8-Alimentazione

 

 I moderni giradischi di alto livello ed i modelli più vecchi di calibro realmente professionale hanno già sistemi di alimentazione talmente evoluti da non necessitare, in linea di massima, di particolari accorgimenti. Sostituire il cavo d’alimentazione sostituendolo con uno schermato e possibilmente filtrato è un ottimo accorgimento soprattutto per chi si trova ad operare in zone in cui la rete AC è ‘sporca’ (grandi città, prossimità di grandi impianti industriali o trasmettitori radio/TV di alta potenza). Sostituire la presa collocata sul giradischi con una moderna filtrata, reperibile nei negozi di elettronica a poche migliaia di lire, spesso fa miracoli.

 

9-Cavi

 

I cavi vecchi vanno sostituiti, sia quelli di segnale che, cosa molto importante, quelli della corrente di alimentazione: la sicurezza prima di tutto! Un cavo AC invecchiato malamente può dare seri problemi, anche di folgorazione.

10-Messa a Punto finale

Una volta riassemblato, il giradischi analogico classico è sempre bisognoso di una serie di accurate regolazioni finali. Dopo il doveroso ‘rodaggio’ di motore, perno, cinghia o puleggia ed altri componenti in reciproco movimento si deve porre particolare attenzione al montaggio dell’intero giradischi nella posizione definitiva d’uso ed all’installazione della testina sul braccio.

A questo proposito, debbo dire che pochi hanno affrontato il problema del settaggio in maniera più organica di quanto fatto da Lucio Cadeddu nel suo sito ‘TNT-Audio’, a cui rimando tutti i lettori per un utile ampliamento dell’argomento. Indirizzo:

 http://www.tnt-audio.com/sorgenti/sorgenti.html

 Quello che segue è un estratto delle mie esperienze sulle problematiche relative alla messa a punto di un giradischi analogico, con qualche accorgimento utile e le illustrazioni del caso.

 a) Posizionamento, messa in piano

 Una volta completato il giradischi nella sua forma completa e definitiva (base, motore, braccio, etc) va scelto il posto dove installarlo. L’ideale è un angolo ben riparato da vibrazioni, correnti d’aria, passaggio di esseri umani ed altri disturbi di questo genere. La scelta di una base adeguatamente robusta, rigida e sorda alle vibrazioni è assolutamente essenziale.

Quando l’apparecchio è stato posizionato, la prima cosa importante da fare è la sua messa in piano, o ‘in bolla’. Le macchine professionali, che sono montate in un loro mobile speciale autoportante, hanno tutte una livella a bolla incorporata, e piedini avvitabili che permettono le regolazioni del caso in maniera particolarmente rapida ed agevole. Un giradischi convenzionale ha invece necessità di essere appoggiato su un mobile o su una mensola per poter essere utilizzato senza scomodità. In questo caso una classica livella ‘Torpedo’ da muratore è più che sufficiente allo scopo di controllare la messa in piano del giradischi.

Dal momento che ciò che deve essere assolutamente in piano è il piatto, cioè il disco, è qui che si fanno quindi le rilevazioni più importanti, appoggiando la livella su un 33 giri e ruotandolo per vedere che la bolla rimanga sempre ben fissa al centro. 

 

b) Allineamento della puntina

 Il problema dell’allineamento della puntina è da affrontarsi dopo avere completato le regolazioni generali del piatto, della base, etc. Per fare questo è bene munirsi della dima apposita per quel braccio (e controllare che la misura dell’overhang sia quella corretta, di solito è di 15 mm ma può variare!), e comunque il ‘Protractor’ pubblicato sul sito di TNT-Audio (vedi sopra)  va molto bene per questo scopo.Vedi:

http://www.tnt-audio.com/sorgenti/dima.html 

Lo scopo è, ovviamente, quello di mettere la puntina in posizione perfettamente parallela alle pareti del solco:

Se la testina non è allineata correttamente, bisogna spostarla facendola scivolare sulle sue guide allentando le viti dello shell universale; chi ha shell ‘fissi’ (come lo shell SME della foto sopra, o quello EMT) deve invece muovere la base del braccio finchè la puntina non è perfettamente parallela al solco del disco nel punto nel quale appoggia. Bisogna anche controllare che lo stilo sia perfettamente verticale e quindi ortogonale al solco: uno specchio messo sotto alla puntina aiuterà molto. Il ‘protractor’ Ortofon combina una dima per il controllo della geometria orizzontale ad uno specchio, ed è quindi molto comoda.

 c) Regolazione del peso d’appoggio

 Si deve quindi regolare il peso (forza) d’appoggio della puntina. La regola aurea è quella di mettere a zero i vari registri del braccio, cioè, con la testina già montata e collegata, la ghiera solidale con il perno o il contrappeso nel quale è riportato il peso d’appoggio deve indicare ‘zero’; quindi si bilancia accuratamente il braccio, facendo scorrere il contrappeso finchè a alzabraccio abbassato il braccio non rimane sospeso a mezz’aria, fluttuando appena (è importante notare a questo punto che è in questo momento che si valutano gli attriti dell’articolazione del braccio); infine si ruota il contrappeso o si sposta il comando relativo alla determinazione della forza d’appoggio sul peso desiderato e il tutto dovrebbe essere a posto. Controllare con una bilancina Nagaoka o Shure sarebbe utile. Meglio abbondare che stare troppo sul leggero; anche se la pressione che esercita lo stilo sul vinile è enorme, alleggerire il valore ottimale porterebbe a un tracciamento difettoso, e uno stilo che ‘balla’ nel solco rischia di fare più danni di uno un po’ troppo pesante. Inoltre, suonerà quasi sicuramente meglio.

 d) Antiskating

 L’antiskating non è essenziale, ma qualcuno lo richiede. Quasi tutti i giradischi ne sono provvisti, ma quello che una volta era ritenuto un congegno che faceva la differenza fra il giradischi ‘buono’, che l’aveva, ed il modesto ripiego, che non l’aveva, è ora visto in una luce del tutto diversa. I professionisti di livello ‘broadcast’, fedeli al motto ‘tutto quello che non c’è non si rompe’ lo hanno spesso abolito sui grossi Telefunken, sui Russco e sui più recenti EMT, mentre su piatti di livello più normale esiste ancora. La differenza è nel peso di lettura, che i professionisti preferiscono elevato (oltre i 2 grammi), cosa che rende l’AS superfluo. Se lo si vuole a tutti i costi, ecco un'idea realizzata in maniera rapida ed essenziale.... io, personalmente, non lo uso.

 

Da questo momento inizia il rodaggio, e poi, finalmente, l'ascolto! Buon divertimento....

Stefano Pasini, Bologna, 6 Luglio 2001-Rev. 6 Gennaio 2013

 

 

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