Stefano Pasini

 

 

Jaguar XJR- the 'Blower' Jaguar

 

 

La storia delle Jaguar 'XJR' con compressore volumetrico inizia nel 1994 con la presentazione della seconda generazione della berlina sportiva che porta questa sigla: prima di questo modello essa era stata usata sulla versione sportiva della XJ40, prima con motore 3,6 litri, quindi 4 litri, ma sempre 'aspirati'.

Era l’inizio degli anni ’90, la Ford aveva appena acquisito il controllo della Jaguar ed era necessario un cambiamento per mostrare che l’arrivo dei nuovi padroni americani avrebbe dato un nuovo lustro al prestigioso marchio inglese: e così dopo anni di berline motorizzate da motori a 6 e 12 cilindri con classica alimentazione atmosferica, la Jaguar decise di rivolgersi al mercato sportivo, quello che un tempo dette grande successo e gloria a modelli come la 3,8 MkII.

Per aumentare le prestazioni del sei cilindri in linea (era già stato deciso che il 12 cilindri avrebbe dovuto uscire gradualmente di produzione perchè troppo costoso, complicato e difficilmente adattabile alle nuove normative antinquinamento) si studiarono diverse soluzioni. Negli anni ’90 erano di moda i turbocompressori, e installare uno di questi congegni azionati dalla potenza dei gas di scarico rappresentava una delle opzioni più facili e interessanti per ottenere più cavalli.

I problemi termici e di installazione del turbo su una XJ risultarono però ben presto difficilmente superabili, e questo si aggiunse a considerazioni che possono essere definite filosofiche avanzate dai responsabili della Casa;  se sovralimentare il motore era desiderabile per alimentare potenza e coppia, e si doveva scartare il ‘turbo’, rimaneva dunque l'alternativa, di sapore gloriosamente tradizionale, del compressore volumetrico a lobi. Un congegno reso celebre negli anni ’20 e ‘30 da Auto Union, Mercedes, Bugatti, Alfa Romeo e naturalmente dalla Bentley; un sistema raffinato che affonda le sue radici nella migliore tradizione motoristica britannica, quindi perfettamente adatto allo stile e alla classe di una berlina Jaguar.

Peraltro, nella decisione di adottare questo sistema giocò all'epoca non poca importanza il fatto che l’americana Ford aveva acquistato anche un'altra grande casa inglese, la Aston Martin, e per varie ragioni si era già deciso che un potente motore a sei cilindri in linea con compressore sarebbe stato molto adatto al modello destinato a rilanciare questa prestigiosa Casa; la DB7 nacque dunque per così dire attorno al motore Jaguar sovralimentato, rielaborato e sovralimentato, ma con cilindrata contenuta in 3,2 litri mentre per la grande berlina sportiva della Casa di Coventry si mantenne la ormai classica capacità di 4 litri.

E’ da notare che, per considerazioni di marketing facilmente intuibili, questo bellissimo motore non venne mai installato nella Jaguar sportiva che stava uscendo di produzione, la ‘XJS’. La sovralimentazione, per i modelli sportivi della Jaguar, arriverà solo quando verrà presentata la gamma delle Coupé e cabriolet ‘XK8/XKR’, dotate però già del motore a otto cilindri a V, aspirato nel 1996 e quindi sovralimentato nel 1998.

Nella XJR del 1994, la base di questa vettura è il motore ‘AJ16’, evoluzione del ‘AJ6’ montato sulla precedente generazione ‘XJ40’. Il motore è piuttosto moderno e in quest'ultima versione supera le criticità che avevano caratterizzato le XJ40, e beneficia indubbiamente di un enorme evoluzione qualitativa dell'elettronica di bordo.

La cilindrata rimaneva fissata in 4 litri e a lato del motore venne imbullonato un compressore volumetrico sistema Roots fabbricato dalla Eaton, il modello ‘M90’ (utilizzato anche sulla Holden V6). Grazie alla sovralimentazione che poteva arrivare fino a 10,5 psi, con il compressore che girava fino a 13.750 giri grazie ad un rapporto di moltiplicazione rispetto all'albero motore di 2,5 a 1, questo motore arrivava a erogare fino a 240 kw(325 cv) a 5000 giri, con una coppia massima di 512Nm a 3050 giri. Per migliorare le prestazioni di questo sistema venne installato anche un intercooler acqua-aria, che permetteva di raffreddare la miscela e quindi di migliorare le prestazioni. Grazie a questi muscoli, la XJR andava da 0 a 100 km/h in 6,6 secondi e per la prima volta la Jaguar dovette limitare la velocità massima di una sua berlina, in questo caso a 155 miglia orarie, cioè 250 km/h: proprio come le migliori superberline tedesche. D’altra parte la XJR si confrontava da subito a armi praticamente pari con la velocissima BMW M5, cui cedeva qualcosa in tenuta di strada recuperando però in termini di scatto e soprattutto di eleganza. Jeremy Clarkson la definì 'Best car in the world (at this moment in time)'

 

GO TO 20 YEARS OF CLARKSON HOMEPAGE


La XJR ebbe subito un buon successo soprattutto grazie a questo motore effettivamente eccezionale, ben realizzato, con il fascino classico della sovralimentazione volumetrica e prestazioni eccezionali; ma un altro fattore di non secondaria importanza per il successo di questo modello, nonostante il suo elevato prezzo di vendita, era l'affidabilità raggiunta dalla Jaguar grazie alle sinergie possibili con il potente padrone americano. Le Jaguar stavano diventando sempre più affidabili, sicure, piacevole da guidare, con un’elettronica di bordo più sofisticata e al tempo stesso molto meno soggetta a problemi.

La scocca era quella già nota della berlina ‘X300’ (prendendo così il nome in codice ‘X306’), derivata dalla ‘XJ40’ mantenendone l'invariata la volumetria e lo stile dell'abitacolo ma rivedendo profondamente muso e coda. Il risultato era una berlina più bella e armonica della precedente, di grande stile, estremamente elegante, su cui la grinta del motore XJR valorizzava al meglio il grande slancio dinamico senza però cedere a facili (e potenzialmente pacchiani) sovraccarichi estetici. Da questo punto di vista, si può definire la XJR 1994-1997 come un vero capolavoro di bilanciamento formale fra grinta, stile e lusso. Le grandi ruote da 17 pollici erano caratterizzate da cerchi in lega leggera di disegno originale, sportivo ma molto pulito; la finitura nera delle cornici dei vetri e della maggior parte delle finizioni sottolineava l'aggressività di questa carrozzeria, suggellata in maniera perfetta dalla griglia del radiatore in rete metallica cromata, proprio come in un'automobile da corsa degli anni ‘30.

All'interno, la XJR si confermava a tutti gli effetti l'ammiraglia sportiva della Casa con la sua grande ricchezza di strumentazione e allestimenti completissimi con interni in pelle, sedili a comando elettrico, un nuovo potente sistema di condizionamento dell'aria, finalmente anche un evoluto sistema elettronico di controllo della trazione per neutralizzare qualsiasi brutta sorpresa, tanto più possibile considerati i 320 cavalli di questo modello.

La XJR 'X306' fu a tutti gli effetti un raro modello di transizione fra la prima versione (con motore aspirato) e la terza (motore con compressore, ma già V8). La produzione totale rimase limitata a 6,547 esemplari su un totale di 92,038 XJ serie 'X300' (6 cilindri).

 

1994 - 1,340

1995 - 2,741

1996 - 2,148

1997 - 318

Presentata nel 1994, la XJR 'X306' uscì di produzione alla fine del 1997, lasciando il passo alla diretta evoluzione con il motore a otto cilindri. I risultati di mercato dimostrano comunque che nonostante il prezzo molto elevato e la particolarità di questa meccanica esclusiva, la ricetta della prima XJR sovralimentata risultò molto gradita a una fetta considerevole della clientela Jaguar di più alto livello; la Casa inglese capì quindi che valeva dunque la pena di insistere su questa linea e di produrre tutta una stirpe di XJR che arriva fino ai giorni nostri con modelli sempre più veloci, potenti e aggressivi.

(Stefano Pasini, Bologna, Luglio 2015)


 

Technical details, size etc

More technical details

Performance

Engine torque/Power

A nice ad (XJ)

Jaguar XJR-1

Jaguar XJR-2

Jaguar XJR-3

 


(more to follow)

 

Felix Meister guida la Jaguar XJ-R

 

 

 

Hit Counter