Stefano Pasini

 

L’AUTODIAGNOSI VISIVA

 

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Il sistema visivo è uno dei gli apparati più complessi e sofisticati dell'intero organismo umano; esso è costituito da più strutture separate ed interconnesse, ed una visione di buona qualità richiede sia il perfetto funzionamento di ognuna di queste parti sia la comunicazione fra le stesse. Non deve dunque sorprendere la grande varietà di sintomi che un paziente può avvertire e che deve saper riconoscere; questo è molto importante, perché alcuni di questi ‘segni’ rappresentano veri e propri campanelli d’allarme la cui importanza può trascendere quella limitata all’apparato visivo per diventare importanti segnali di un problema di altra natura, cerebrale, circolatorio o nervoso. Tutti questi sintomi debbono quindi essere riferiti allo specialista nella maniera più precisa possibile.

 

Il “Calo della Vista”, più o meno marcato, è il sintomo indubbiamente più importante, e deve convincere il paziente a sottoporsi ad una immediata visita oculistica. Il sintomo riferito varia da paziente a paziente, ma in generale con questa espressione si tende a descrivere un ‘appannamento’ insorto in maniera più meno improvvisa, di gravità variabile e che si aggiunge, con caratteri di vera ed indiscutibile distinguibilità, a quelli che potevano essere i problemi visivi preesistenti (anomalie refrattive, etc.). Con l’avanzare dell’età del soggetto, le cause di questo calo sono più frequentemente legate alla perdita di trasparenza del cristallino: la cosiddetta CATARATTA.

 

 

Tale affezione è legata ad un progressivo opacamento del cristallino, lente principale e fondamentale del sistema diottrico oculare, posta dietro all’iride. Questa perdita di trasparenza è, per la cataratta senile, progressiva e generalmente abbastanza lenta (occorrono parecchi anni perché si arrivi ad un calo di vista di 5-7 decimi). Si può avere l’impressione che il calo della vista sia brusco, improvviso. Ciò non deve trarre in inganno. La constatazione del calo visivo può essere improvvisa, inattesa e quindi soggettivamente repentina, ma l’opacamento dovuto a cataratta, in sé e per sé, è sempre graduale e lento.

 

La cataratta è molto più diffusa di quanto non si pensi, tanto da essere ancora la più importante causa di cecità in molti Paesi in via di sviluppo; fortunatamente l’evoluzione delle tecniche chirurgiche ci permette una sempre più rapida eliminazione di tale problema, e la sostituzione del cristallino opaco con uno sintetico, trasparente, riporta la vista a valori generalmente più che soddisfacenti.

 

 La cataratta deve sempre essere sospettata nei cali del visus che si verificano oltre i 60 anni di età, ma il calo della vista non può essere sempre e comunque attribuito a questa patologia. Alcune affezioni sono sempre in agguato, specialmente in pazienti affetti da patologie sistemiche quali, ad esempio, il DIABETE.

 

Proprio questa temibile malattia può a sua volta essere responsabile di sintomi oculari di varia gravità, dal lieve calo del visus fino alle vere e proprie AMAUROSI (cecità) da emorragia vitreale o distacco retinico. L’alterazione a carico dei capillari retinici causata da questa malattia compromette la funzionalità circolatoria di questo distretto e ne rende precaria l’ossigenazione; l’alterazione di struttura dei capillari retinici e la nascita di nuovi vasi anomali rende ragione della possibilità di emorragie, e per proliferazione, anche di eventuali distacchi retinici. La cura deve essere pronta, rapida e completa, partendo dalla regolarizzazione della glicemia ed arrivando ad un accurato lasertrattamento o, in casi estremi, anche all’eventuale intervento chirurgico.

 

 Altre patologie di grande importanza, e che possono provocare un calo del visus, sono l’emorragia retinica da TROMBOSI di un vaso retinico, l’OCCLUSIONE dell’arteria centrale retinica, l’ATROFIA OTTICA (cioè la progressiva ‘morte’ del nervo ottico), e una serie di gravi malattie che riguardano in particolare la parte ‘nobile’ della retina, quella più centrale ed importante: la macula. Queste MACULOPATIE, più frequenti per ovvie ragioni nell’anziano e che conoscono oggi un aumento percentuale anche per l’aumento della vita media, compromettono la funzionalità retinica centrale, sono insidiose, temibili e, nella maggior parte dei casi, pressochè incurabili: questo, ovviamente, le rende particolarmente gravi. Il sintomo avvertito dal paziente è caratteristico, perché il calo del visus appare particolarmente grave al centro. In pratica il paziente riferisce di vedere ‘molto bene’ ma di avere una zona centrale, proprio quella più importante per la lettura, completamente appannata o addirittura nera.

 

 Non va sottovalutata poi l’incidenza dei problemi visivi legati al GLAUCOMA, i cui effetti estremi sono effettivamente invalidanti per via della drastica riduzione del Campo Visivo che esso comporta. E’ da notare che i disturbi visivi che il paziente riferisce, in molti casi di glaucoma cronico non ancora diagnosticato, sono vari, non sempre patognomonici, talvolta assai sfumati. Un attacco acuto di glaucoma, con il caratteristico dolore frontale e l’appannamento della vista, non è costante; al contrario di quanto avviene per le maculopatie, nel glaucoma l’efficienza della parte centrale della retina è solitamente conservata fino alle fasi terminali della malattia e permette quindi di conservare una discreta acuità visiva: ciò fa sì che il paziente non ‘senta’ la gravità di questa malattia. Quando ciò avviene è spesso troppo tardi: le perdite perimetriche (cioè il restringimento del campo visivo) dovute alla lesione del nervo ottico conseguente all’ipertonia oculare sono, infatti, irreversibili. Se diagnosticata in tempo, questa grave sindrome può peraltro essere ben controllata con l’instillazione regolare e controllata di colliri beta-bloccanti (timololo maleato, etc.)

 

Al primo sintomo visivo di qualsiasi anomalia, però, diventa essenziale il controllo dello specialista: il medico oculista è infatti fondamentale per agire il più efficacemente possibile sulle affezioni del sistema visivo, alcune delle quali, se curate in tempo, non hanno più le drammatiche caratteristiche di incurabilità di un tempo.

 

Dott. Stefano Pasini, Oculista

Bologna, 1.07.2002

 

 

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