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 Jaguar XJ40-XJ6 (1992) 
 
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       Jaguar XJ40: La Storia  | 
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	  È stata l'ultima 
	  Jaguar prodotta dalla casa di Coventry quando era completamente inglese, 
	  prima dell'arrivo della Ford. Rappresenta quindi uno spartiacque tra due 
	  mondi, o più tecnicamente fra le serie antiche delle classiche berline a 
	  carburatori e senza elettronica e un futuro fatto di sistemi molto più 
	  completi e complessi; la XJ40, anche solo per questo, deve quindi essere 
	  considerata una svolta importante nella storia della Jaguar. Non molti però 
	  conoscono la sua storia, e adesso che è in atto un modesto revival di 
	  questo interessante modello vale la pena di ripercorrerne la strada. 
	   
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       Jaguar XJ6 Series 1 (1968)  | 
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	  E' necessario ricordare che la Jaguar, 
	  indipendente fino al 1965, si unisce alla British Motor Corporation (BMC) 
	  in quell'anno formando la British Motor Holding (BMH) la quale poi diventa 
	  nel 1968 British Leyland Motor Company (BLMC). La Jaguar soffre della 
	  centralizzazione delle decisioni prese dai dirigenti, spesso decisamente 
	  incompetenti, che vorrebbero omologare il più possibile la produzione di 
	  tutte le Case riunite sotto all’ombrello BLMC; la situazione dell’intero 
	  Gruppo è peraltro molto precaria e peggiora nei primi anni ’70. Quando nel 
	  1975 appare il famoso rapporto ‘British Leyland: The Next Decade’ stilato 
	  da Sir Don Ryder (capo del National Enterprise Board) e dai suoi 
	  collaboratori, la sorte del Gruppo, piagato da inefficienze e scioperi 
	  continui, è segnata. La successiva divisione in tre ‘spezzoni’ non 
	  migliora la situazione della Jaguar, che manca di capitali che sarebbero 
	  necessari a rilanciare i nuovi progetti; fra questi arranca ormai da 
	  tempo proprio quella che dovrebbe essere la nuova versione della fortunata berlina di punta ‘XJ’, 
	  la cui prima versione era stata presentata nel 1968. 
	  Fino a quell'anno, la Jaguar è un'azienda 
	  che produce automobili molto rispettate di impronta fondamentalmente 
	  sportiva. Per meglio dire, sono i suoi modelli più sportivi quelli che 
	  guadagnano le prime pagine dei giornali, vincono sui circuiti, registrano 
	  eccellenti numeri di vendita mentre le quattro vittorie alla 24 Ore di Le 
	  Mans danno lustro a una Casa nata immediatamente prima della seconda 
	  guerra mondiale con pretese ancora abbastanza limitate. Dopo la guerra il 
	  cambio al nome ‘Jaguar’ (‘SS’ era ritenuto commercialmente impegnativo 
	  nell’immediato postbellico….) e una graduale ascesa continua in termini di 
	  fama, opulenza e prestazioni mantenendo però sempre prezzi relativamente 
	  concorrenziali.  
	  In Italia, dove la percezione del 
	  marchio Jaguar è sempre stato legato ad un profilo piuttosto alto, di 
	  lusso e moda, rendendola un accessorio pressoché indispensabile per ricchi 
	  e aristocratici dell'epoca, può stupire che invece in Inghilterra queste 
	  berline fossero guardate in maniera un pochino meno sacrale, tanto che venivano 
	  etichettate da qualcuno, con un certo disprezzo, come le ‘Bentley di 
	  Wardour Street’, riferimento a una strada non esattamente elegante di 
	  Soho.  
	  La XJ ribalta questa concezione e 
	  per questo è da ritenere una pietra miliare nella storia 
	  delle berline della Casa di Coventry. 
	  Questa ampia, bella berlina dalle proporzioni perfette è affascinante sia 
	  dal punto di vista meccanico (monta la versione 4,2 litri del celebre sei 
	  cilindri in linea bialbero derivato dalle D-Type trionfatrici a Le Mans) 
	  sia, soprattutto, dal punto di vista estetico. E’ un’automobile bellissima 
	  sia fuori che dentro, dove dominano i classici temi del legno e cuoio 
	  pregiato, e le vendite hanno una esplosione immediata portando a un 
	  traguardo di ben 98.227 unità consegnate dal 1968 al 1973 (che includono 
	  poco più di 4.000 esemplari con il poderoso motore V12, comparso nel 1972.) 
	  Anche quando l'arrivo di nuove 
	  normative per il mercato americano, che mettono sostanzialmente fuorilegge 
	  il basso paraurti anteriore della 'Serie 1' e obbligano quindi a passare, 
	  nel 1973, a un muso ridisegnato, possono frenare il successo della XJ; il 
	  nuovo modello è forse ancora più bello e aggressivo e permette di 
	  continuare in una marcia trionfale di vendite che rappresenta una vera 
	  catena di successi per la Jaguar. 
	   
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       Jaguar XJ6 Series 2 (1977)  | 
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	  La ‘Serie 2’ non ripete il 
	  risultato straordinario di vendite della precedente per varie ragioni che 
	  possono essere fatte risalire sia al momento di forte crisi petrolifera 
	  che alla non buona qualità di costruzione complessiva dell'automobile. I 
	  tanti limiti di affidabilità generarono una complessiva sfiducia dei 
	  clienti, anche dei più tradizionalisti, nei confronti di questo marchio. 
	  Per questa ragione, nei sei anni della sua produzione (1973-79) questo 
	  modello arrivò a totalizzare poco più di 77.400 unità prodotte, certamente 
	  un buon risultato ma lontano da quello che avrebbe potuto essere se non ci 
	  fosse stata la crisi dello Yom Kippur e se i clienti non si fossero 
	  trovati spesso appiedati con i difetti più strani, solitamente di natura 
	  elettrica.  
	  Una derivazione molto 
	  interessante della XJ classica è stata poi la berlina a due porte o Coupé 
	  (‘XJC’, da non confondersi con la ‘XJS’); un modello senz'altro di grande classe, prodotta peraltro in numeri ancora più 
	  limitati, poco più di 10.000 unità. Anche questo modello conobbe parecchi 
	  problemi; in questo caso la struttura della carrozzeria, caratterizzata 
	  dall’assenza del ‘pillar’ centrale, era molto elegante ma piagata 
	  da rumori d’aria e infiltrazioni d’acqua eccessive per quel livello di 
	  prezzo. Si può dunque parlare legittimamente di un bellissimo concetto che 
	  non venne sviluppato adeguatamente all'epoca, per ragioni facilmente 
	  intuibili. 
	  Che la British Leyland dell'epoca 
	  fosse gestita da persone degne di un ospedale psichiatrico è ampiamente 
	  documentato dai tanti libri scritti sull'argomento. A confermare questa 
	  idea c'è la storia, lunghissima, complessa e a tratti schizofrenica 
	  proprio dello sviluppo di quella che sin dall'inizio doveva essere la XJ 
	  ‘definitiva’, quella cioè che doveva sostituire la ‘Serie III’ con tutta 
	  una progettazione e realizzazione di ben più alto di livello.  
	   
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       Jaguar XJ12 Coupé (1978)  | 
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	   Siamo infatti, in quegli anni (la 'XJC' venne prodotta dal 1973 al 1978, praticamente come la ‘Serie 2’ berlina), all'apice della disorganizzazione ai limiti del criminale che stava distruggendo dall'interno la British Leyland; non c’era alcun controllo di qualità e quando arriva nel 1979 la ‘Serie III’, nonostante gli sforzi di Pininfarina per rendere più attuale e più piacevole ancora la linea della vettura, basandosi sul modello a passo lungo, l'accoglienza del pubblico è a dir poco tiepida. Non c'è dubbio che anche questa nuova XJ sia bella e elegante, le motorizzazioni sono le classiche a 6 e a 12 cilindri, le varie versioni garantiscono livelli crescenti di lusso e allestimenti interni, ma l'affidabilità rimane problematica, e ciò ch'è peggio, tutti lo sanno. Per questa ragione proprio in quegli anni ci si mise a pensare che era necessario ripensare profondamente l'intera XJ per proiettarla negli anni ‘80 con nuovi livelli di stile e affidabilità.  | 
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       Jaguar XJ6 Series III (1988)  | 
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	  Cosa c'è di male in tutto questo? 
	  Qualcuno osserverà che questa sembra una cosa lodevole. Il fatto è che, se 
	  i presupposti iniziali (cioè la volontà di un rilancio della famiglia ‘XJ’ 
	  progettando una nuova vettura più moderna e al passo coi tempi) viene 
	  interpretata da alcuni come la necessità di voltare completamente le 
	  spalle al classico stile Jaguar, e applicando invece certe soluzioni 
	  tipiche degli anni ‘70 che vedono la loro incarnazione più perfetta (si fa 
	  per dire) nell’Austin Princess disegnata da Harris Mann. Quindi non più 
	  linee morbide, sinuose; basta con legni pregiati, pelle cucita a mano, 
	  strumenti analogici; non più trazione posteriore con sospensioni a ruote 
	  indipendenti che ricordano le glorie sportive della Casa di Coventry. 
	  L'idea (certamente folle) è di fare una linea completamente nuova e spigolosa, 
	  all'interno usando materiali sintetici con schiume plastiche e tessuti di 
	  colori sgargianti, strumentazioni digitali magari parlanti (all'epoca se 
	  ne parlava già per la Allegro), trazione anteriore per omologare il gruppo 
	  motopropulsore su un numero maggiore possibile di vetture del grande 
	  gruppo automobilistico inglese. 
	   
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	   Austin Princess 1800 (1975)  | 
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	   Wolseley (1975)  | 
      
	  OGLE Princess (1978) | 
      
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	   Descritto così, sembra un incubo, e per un certo periodo è stato qualcosa di più vicino alla realtà di quanto non si possa immaginare. La pattuglia di giovani presunti rivoluzionari che in quell'epoca stava distruggendo con queste idee assurde l’industria motociclistica e parte di quella automobilistica inglese andò molto vicino, in quei momenti, a fare passare una soluzione del genere per la creazione della nuova berlina Jaguar, quella che si pensava dovesse uscire a metà degli anni ‘70 per prendere il posto della ormai invecchiata XJ. Fortunatamente, le ‘Old Hands’ di Coventry rifiutarono di cedere a questa ondata di presunta innovazione e mantennero uno stretto controllo sui parametri fondamentali della nuova vettura; le prime 'XJ40' (nome in codice adottatosi nel giudizio degli anni 70 per questo nuovo modello) sono molto lontane da quello che diventerà poi la vettura finale, ma certamente non assomigliano ad una Austin di Harris 'Allegro' Mann. Man mano che i problemi della British Leyland diventano più gravi, perde dunque favore e consistenza il partito dei giovani rivoluzionari dissennati, la palla torna in mano ai dipendenti di una volta della Jaguar e a William Lyons, i quali, realisticamente, capiscono che il problema della XJ non è certamente la linea, che è ancora molto apprezzata; le vendite infatti proseguono su livelli accettabili proprio grazie a questa eleganza, alle ottime prestazioni stradali e all'uso generoso e sapiente dei legni pregiati e della pelle, questi sono infatti tre principali argomenti di vendita delle Jaguar, al contrario di quanto voleva sostenere qualche rivoluzionario. Il risultato della lunga, estenuante trattativa interna al gruppo è che la nuova XJ avrà una linea molto simile a quella della 'Serie III', solo relativamente modernizzata e aggiornata, ma cercando di far coesistere legni, cuoio pregiato e elettronica dell'ultima generazione.  | 
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       Raro prototipo di XJ Coupé su scocca della Series 1  | 
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	  Lo sviluppo del 
	  ‘progetto XJ40’, come viene definito internamente alla British Leyland, 
	  prosegue alla fine degli anni ‘70 e poi all'inizio degli anni ‘80 fra 
	  mille discussioni e cambi di direzione che rappresentano bene il 
	  disastroso clima di conflittualità strisciante, ma talvolta anche 
	  piuttosto esplicita, che caratterizzava il grande gruppo inglese in quel 
	  periodo. È stato raccontato altre volte come i progettisti della Triumph 
	  Stag abbiano concepito il vano motore in maniera tale che non si potesse 
	  installare l'odiato otto cilindri di derivazione americana della Range Rover; una 
	  cosa piuttosto inspiegabile considerate le eccellenti qualità di questo 
	  motore. Non molti sanno che la stessa cosa venne fatta anche in casa 
	  Jaguar, e sempre per la stessa ragione. Effettivamente, tutto questo fece 
	  sì che la Triumph potesse conservare il proprio motore e la Jaguar montare 
	  una riedizione del classico sei cilindri in linea, la 
	  configurazione ritenuta architettonicamente più giusta, senza doversi piegare al
	  V8 di 
	  derivazione Buick, per loro 'odioso' (ma in realtà eccellente); anche 
	  se poi il rovescio della medaglia apparve quando si dovette, per 
	  comprensibili ragioni commerciali ma anche di orgoglio di marca, trovare 
	  lo spazio per installare il voluminoso 12 cilindri. Un clima, insomma, 
	  difficile, in cui le singole marche riponevano ben poca fiducia nelle 
	  qualità intellettuali e nelle prospettive commerciali di una dirigenza 
	  centrale vista come sempre più lontana e inetta, sicuramente non senza 
	  ottime ragioni. Nel frattempo si proseguiva a produrre, con alterni 
	  successi, la ‘Serie III’ che arriverà alla fine della sua carriera solo 
	  nel 1992, totalizzando quasi 133.000 unità, peraltro spalmate su quasi 14 
	  anni. 
	  All'inizio degli 
	  anni ‘80, comunque, la Jaguar ha recuperato una discreta libertà di 
	  manovra all'interno del gruppo e può iniziare a finalizzare il progetto 
	  ‘XJ40’ secondo il concetto classico dello stile 
	  Jaguar: motore a sei cilindri in linea in posizione longitudinale 
	  anteriore, trazione posteriore, ampia scocca elegante con quattro porte, 
	  interno sontuoso con abbondante uso di pelle e legni. La volontà di 
	  conservare un forte sapore tradizionale è basato sulla linea classica 
	  della ‘XJ’, anche se si tenta una certa modernizzazione rendendo sia il 
	  muso che la coda un po' meno tondeggianti, adottando linee più tese e 
	  installando nel frontale dei fari con un andamento più squadrato. La 
	  'XJ40' è ritenuta fra l'altro l'ultima Jaguar sulla quale interviene, sia 
	  pure in maniera marginale, il fondatore William Lyons, che morirà nel 
	  1985. 
	  L'interno viene mantenuto entro linee piuttosto tradizionali, ma si 
	  provvede a modernizzare (leggi:complicare) il sistema di climatizzazione dell'aria, il 
	  disegno della plancia, della strumentazione e del volante.  Le novità più importanti si trovano nell'area tecnica, a partire dal ridisegno del classico sei cilindri che viene dotato di testata a quattro valvole e di iniezione elettronica, ormai indispensabile per la conformarsi alle normative mondiali sulle emissioni chimiche. Molti altri componenti vengono a loro volta sviluppati e modernizzati, adottando vari sistemi elettronici di bordo i quali sono a loro volta monitorati da un innovativo sistema denominato ‘VCM’ ('Vehicle Condition Monitor'), che nella prima XJ40 viene reso clamorosamente visibile con una specie di schermo di tipo televisivo inserito nel quadro degli strumenti principali. Questa modernizzazione di tutti i sistemi di bordo è un possibile tallone d'Achille e i responsabili del progetto lo sanno bene: per tale ragione cercano di identificare e quindi eliminare tutti i difetti possibili del nuovo modello, facendo percorrere ai prototipi della XJ40 centinaia di migliaia di chilometri nei climi più diversi, dal caldo torrido al freddo gelido. 
	  Lo sviluppo 
	  della 'XJ40' diventa, dal 1983, sempre più veloce: finalmente viene fissata la data di 
	  presentazione, alla fine del 1986. Nell'autunno di quell'anno 
	  la XJ40 viene finalmente presentata a livello mondiale, e la stampa 
	  internazionale ha la possibilità di provarla in Scozia sulle strade vicino 
	  a 
	  Dunkeld. La XJ40 è accolta molto bene, e l’idea che sotto a quel vestito 
	  classicamente inglese e molto Jaguar ci sia una tecnologia veramente 
	  moderna attira molto. Le vendite iniziano bene, anche se, nonostante 
	  tutto, l’affidabilità dà inizialmente molti grattacapi. 
	   
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      ![]() Numeri di produzione XJ40 (1983-1986 prototipi e preserie)  | 
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       Decodificare i numeri di telaio di XJ40-X300  | 
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	  Si possono 
	  facilmente identificare due serie principali della Jaguar ‘XJ40’, anche se in 
	  realtà si può dire che queste sono addirittura tre. La prima è quella presentata 
	  nel 1986, il modello di punta ha motore 3,6 litri mentre il modello più 
	  economico ha motore 2,9 litri. Il numero di telaio d’inizio serie è 
	  il 500001, assegnato nell’Ottobre 1986. La ‘XJ40’ viene presentata con una 
	  gamma-modello completa, che modifica in parte le precedenti impostazioni 
	  commerciali della Casa inglese. Se infatti fino al modello precedente si 
	  riconosceva solo una versione Jaguar e in alternativa un’altra, più 
	  lussuosa e accessoriata, marcata Daimler o Vanden Plas, nel 1986 si punta 
	  su una maggiore distinzione all'interno delle rispettive marche. La Jaguar 
	  presenta quindi la ‘XJ6’ con specifiche base e la ‘Sovereign’ molto più 
	  equipaggiata e ricca, già identificabile dall'esterno per i grandi fari 
	  rettangolari anteriori e le cornici cromate dei finestrini, mentre il 
	  modello ‘base’ ha le cornici nere e i fari sono due coppie di proiettori 
	  rotondi. Questa soluzione ‘classica’ risulta la più gradita ai clienti 
	  Jaguar abituali, molti dei quali chiedono, acquistando il modello 
	  più costoso e rifinito, di togliere i grandi fari rettangolari per 
	  installare i doppi fari tondi, che portano un piacevole ricordo dello 
	  stile dei modelli precedenti. C'è naturalmente anche la versione Daimler: 
	  questa è 
	  ancora più rifinita ma anche ovviamente molto costosa, tanto che fra il modello base della Jaguar 
	  e quello più pregiato della Daimler si arriva quasi raddoppiare il prezzo, 
	  e si parla sempre del motore 6 cilindri!  
	  Il successo della nuova Jaguar è 
	  molto buono, con differenze interessanti significative a seconda dei vari 
	  mercati; molto elevato, relativamente parlando, è ad esempio l'incidenza 
	  del cambio manuale rispetto a quello automatico sul mercato italiano, 
	  mentre in tanti altri mercati il ‘manuale’ praticamente nemmeno viene 
	  importato. Altre notevoli differenze sono nella percentuale di versioni 
	  economiche rispetto a quelle più di lusso, una differenziazione 
	  particolarmente avvertita in Inghilterra dove questo riflette una 
	  persistente rigida distinzione di classi sociali. 
	  Nonostante i 
	  collaudi e gli sforzi per rendere la nuova Jaguar la più affidabile e 
	  soddisfacente possibile, la prima XJ40 non è immune da difetti e, non 
	  sorprendentemente, è proprio la notevole dotazione elettronica a mostrare 
	  i difetti più noiosi e potenzialmente invalidanti, soprattutto perché 
	  all'installazione di un'elettronica tanto estesa non è stato dato adeguato 
	  supporto prevedendo, per esempio, di creare un tester apposito per la 
	  diagnosi dei vari difetti. Non appena qualcosa smette di funzionare, 
	  trovare il perché diventa quindi molto difficile, cosa comprensibile se si 
	  pensa che si è ancora agli albori della dotazione elettronica di bordo in 
	  campo automobilistico e comunque alcuni componenti risultano 
	  effettivamente non adatti, poco affidabili o sottodimensionati. Un sistema 
	  che non viene molto gradito e che è quindi destinato a essere cambiato 
	  molto presto è il monitor in stile televisivo nella plancia principale 
	  degli strumenti; dal punto di vista meccanico, se il motore 3,6 litri è 
	  abbastanza apprezzato, il 2,9 litri e invece decisamente insufficiente a 
	  muovere a un passo decoroso la mole non indifferente della XJ6, 
	  specialmente se a pieno carico.  
	  Nel decidere i vari componenti 
	  staccati della nuova vettura, la Jaguar seleziona quello che è 
	  teoricamente il meglio sul mercato in quel momento. Generalmente, 
	  l'operazione riesce, pur con i limiti naturali che crea una rivoluzione 
	  così profonda, ma alcune aree sono meno che soddisfacenti. L’esempio più 
	  clamoroso è quello della gommatura, per la quale la Jaguar decide di 
	  affidarsi a un leader di mercato qual è la francese Michelin; ma questa 
	  scelta risulta invece, nel lungo periodo, decisamente sbagliata ed è ora 
	  fonte di molti problemi. A metà degli anni ‘80, infatti, per ragioni 
	  fondamentalmente legate ad uno sciovinismo esasperato e alla persistenza presunzione 
	  di superiorità tipica dei francesi, la Michelin decide di imporre la 
	  misura metrica per il diametro dei suoi pneumatici, in pratica sostituendo la 
	  convenzionale misura in pollici a una misurata in millimetri. Essendo un 
	  produttore di grande importanza, con prodotti di qualità e marchio ben 
	  posizionato nell’alto di gamma, alcuni fabbricanti cadono in quella che si 
	  rivelerà essere una vera e propria trappola: Ferrari, Bmw e appunto Jaguar. Per questa ragione la XJ40 viene 
	  presentata già nel 1986 con cerchi di misura 390 mm, effettivamente 
	  intermedia fra 15 e i 16 pollici. La larghezza è ininfluente, quella è già 
	  comunque in millimetri così come pure la percentuale dell'altezza del 
	  fianco, ma la misurazione in millimetri del pneumatico impone ovviamente 
	  un cerchio adeguato e complica decisamente la vita considerando il fatto 
	  che il resto del mondo, cioè tutti gli altri produttori di automobili e 
	  tutti gli altri fabbricanti di pneumatici, rifiutano questa imposizione e 
	  continuano con le loro misure in pollici.  
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       Cerchi e gomme 'Metriche'  | 
      
       Un vano motore (relativamente) ordinato  | 
    
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	  La cosa in sé potrebbe essere 
	  abbastanza tollerabile se la Michelin avesse continuato per la sua strada 
	  continuando a dare adeguato supporto a chi decise all’epoca di seguire 
	  questa strada. Invece la Casa francese, constatato che i fabbricanti 
	  ignorano questa soluzione e rimangono saldamente ancorate alle misure in 
	  pollici, decide quindi di far finta di nulla, non solo smettendo di 
	  cercare di imporre questa soluzione, ma cessando anche del tutto la 
	  produzione dei pneumatici per le vetture già vendute e così equipaggiate 
	  con tanto di omologazione sulla carta di circolazione. È un vero e proprio 
	  tradimento, dal momento che le auto sono uscite in prima omologazione con 
	  questa misura e per le nuove normative burocratiche risulta 
	  controproducente, per non dire pericoloso, montare qualsiasi altra misura. 
	  Si ricorre quindi successivamente un'estensione dell'omologazione con 
	  cerchi da 16 o anche cerchi da 15, ma tutte sono misure relativamente 
	  obsolete. Ferrari è Bmw sono riusciti a ovviare grazie altri fabbricanti 
	  di pneumatici, cosa che non avviene per Jaguar. L'unico fabbricante che 
	  mantiene un certo supporto a chi ha la sfortuna di dover cercare 
	  pneumatici di misura 390 mm è la inglese Avon, ma a costi però veramente 
	  elevatissimi e quindi praticamente improponibili.  
	  In questo caso è giusto 
	  controllare che sul libretto, all'atto dell'acquisto, sia già registrata 
	  una misura di come alternativa alla 390, in 15 o 16 pollici, e che questa 
	  misura sia reperibile sul mercato attuale e non anch'essa completamente 
	  obsoleta. Questa particolarità, apparentemente di poco conto, è invece un 
	  notevole ostacolo a chi vorrebbe avere una buona scelta di gommatura 
	  moderna, conforme all’originale mantenendosi perfettamente legale e al 
	  tempo stesso utilizzando pneumatici nuovi di buona qualità. 
	  Nel 1989 si affronta quindi 
	  un'ampia revisione complessiva della XJ40, partendo dai motori che vendono 
	  rivisti e portati rispettivamente a 4 litri e 3,2 litri, con generale 
	  soddisfazione per la molto migliore prestazione di ambedue. Il numero di 
	  telaio iniziale della ‘seconda serie’ è attribuito all’esemplare numero 
	  594576 al 667828. 
	  La plancia portastrumenti viene ridisegnata, il monitor VCM eliminato e le 
	  sue funzioni riassegnate all’ampia batteria di spie, mentre altre 
	  modifiche importanti riguardano i particolari ben evidenti come la 
	  componentistica elettronica. L'interno rimane praticamente invariato, con 
	  modifiche veramente solo di dettaglio.  
	  La nuova Jaguar (o Daimler) XJ40 
	  4,0 è un’elegante berlina che mantiene il passo di 287 cm, è lunga 499 cm (196.46 
	  pollici), larga 179 cm, alta 138 cm con potenza 'standard' di 222 cv che 
	  diventano 247 con cambio manuale e 252 per la XJR (dati Quattroruote); la velocità massima dei 
	  vari modelli va quindi da 210 a 233 km/h e la XJ6 4.0 ha un tempo da 0 a 100 km/h di 8,1 secondi, più che rispettabile 
	  anche rapportato al peso di 1.700-1.800 kg. Il serbatoio 
	  contiene 86 litri e il consumo è stimato attorno agli 11,7 litri x 100 km, 
	  un’autonomia quindi di oltre 700 km (molto teorici). 
	  Arrivata questa 
	  versione, la XJ40 (sempre a 6 cilindri, ma nel frattempo è ormai in arrivo anche 
	  la versione a 12 cilindri) è diventata una vera grande berlina di 
	  altissimo livello, lussuosa, di buon passo, piuttosto affidabile, e ben 
	  posizionata sul mercato. Il fatto che la Jaguar sia nell'occhio del 
	  ciclone perché in quegli anni il collasso della British Leyland ha portato 
	  a smembrare poco per volta tutto l'impero e vi siano compratori 
	  interessati a rilevare la prestigiosa Casa non tocca il buon successo di 
	  vendite della XJ40 in tutte le sue versioni, con una buona reputazione 
	  anche in termini di affidabilità. Certo, le versioni più economiche 
	  risentono della feroce politica di taglio dei prezzi è sempre stata tipica 
	  di questa casa; i sedili in pelle delle versioni XJ6 (molto simili a 
	  quelli delle precedenti ‘XJ’, molto ampi e opulenti) hanno fianchi in 
	  finta pelle, mentre per avere la pelle integrale bisogna passare dalle 
	  versioni Sovereign o Daimler, dove si trovano poi, a salire, sedili 
	  elettrici, riscaldati e così via. Una caratteristica piuttosto 
	  intelligente delle XJ40 è comunque quella che sin dall’inizio viene 
	  installata su tutte le versioni la filatura elettrica completa per 
	  qualsiasi possibile optional, dunque in fabbrica con lo stesso cablaggio 
	  vengono poi costruite auto ‘base’ o full optional senza troppe 
	  complicazioni. Anche nelle venature dei legni e nelle loro finiture vi è 
	  una differenza evidente fra le varie versioni, così come in altri piccoli 
	  dettagli, ma i clienti sono soddisfatti e le vendite vanno molto bene. 
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       La mia prova su strada della XJ40 su AutoCapital 10/86 (Dropbox)  | 
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	  Nel 1992 è già 
	  chiaro che la Ford, dietro pressante ispirazione del grande Wolfgang 
	  Reitzle, sarà la prossima proprietaria della Jaguar, e qualcosa inizia già 
	  ad arrivare nell'ambito di una prima collaborazione fra le Case. Nasce 
	  quindi, fra il 1992 e il 1993, l'evoluzione definitiva della XJ40, una 
	  ‘terza serie’ che non viene pubblicizzata come tale ma viene un po' 
	  mimetizzata come fosse un semplice ‘sviluppo in corso d'opera’ di alcuni 
	  sistemi tecnici a partire da Gennaio 1993. Si attribuisce l’introduzione 
	  di queste modifiche al telaio 667829 e si va fino all'ultima vettura della 
	  serie, il 708757 con cui si conclude la storia della XJ40.  
	  In realtà, la 
	  revisione è molto più profonda di quello che non sembri, con nuovi relais, 
	  fusibili etc; ne risulta che la maggior parte dei componenti che vengono 
	  modificati per essere installati nella versione 1993-94 non sono 
	  intercambiabili con quelli installati nel 1992 o prima di allora. La 
	  plancia dell'aria condizionata, ad esempio, viene resa più completa e 
	  attraente, compare inoltre per la prima volta un sistema di ricircolo 
	  dell’aria condizionata, ma questa plancia non è installabile sui modelli 
	  precedenti; cambia il disegno del rivestimento dei sedili, con una diversa 
	  cannettatura che passa da 6 a 3 canne per sedile, il volante viene 
	  modificato con l’installazione dell’airbag che viene montato anche davanti 
	  al passeggero, rinunciando di conseguenza al cassetto 
	  portaoggetti. Ancora più significativi, in un certo senso, i cambiamenti 
	  che avvengono a livello dell'impianto elettrico, dove vengono adottati 
	  componenti elettrici nuovi, molti dei quali tedeschi (Hella), 
	  nell'evidente tentativo di migliorare ancora l'affidabilità della vettura. 
	  Ne risulta una grande confusione a livello dei ricambi, ma la qualità è 
	  indubbiamente ancora migliore.  
	  Con il telaio 
	  708757, prodotto nel Settembre 1994, esce dunque dalla fabbrica Jaguar l’ultima 
	  ‘XJ40’. Viene rimpiazzata da un cauto restyling ‘X300’ ispirato dalla Ford; 
	  la prima vettura di questa serie è la 720001, prodotta nel dicembre del 
	  1993. E' chiaro che vi è quindi un 'overlapping' delle due serie (come era 
	  successo quando era rimasta in produzione vecchia XJ 'Series III' pur dopo 
	  l'inizio della XJ40)
	  ma nel caso 
	  della X300 si tratta in realtà di alcuni esemplari di preserie; alla 
	  fine del 1994,  la 
	  720125 inaugura la normale produzione della X300. 
	  E’ in effetti il 
	  canto del cigno della Jaguar. Dopo la fine della ‘XJ40’, ultima Jaguar 
	  completamente realizzata a Coventry, le successive versioni saranno sempre 
	  più evidentemente ispirate dai tecnici Ford finchè a decretare la fine di 
	  un’epoca arriverà la fine del 6 cilindri in linea, soppiantato da un 
	  ottimo, potente e efficiente V8 che sarà però anche, inevitabilmente, un 
	  po' meno 'classico'. 
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      ![]()  | 
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       Un interno di classe  | 
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      ![]() Se avete una XJ40, dovete consultare 'XJ40.com' e il suo Forum  | 
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	  L’USATO OGGI 
	   
	  
	  Al momento attuale le quotazioni delle varie della XJ40 sono scese in 
	  maniera vertiginosa, forse più di quanto meriterebbe questa ottima, 
	  elegante berlina inglese. Giocano contro fattori ambientali come la 
	  cilindrata elevata e i consumi conseguentemente sostenuti (nella vita 
	  reale, non si percorrono più di 8 km con 1 litro di benzina, e nel 
	  traffico ovviamente anche meno), la complessità e le innegabile 
	  vulnerabilità dei sistemi elettronici di bordo. Le incertezze burocratiche 
	  sulle agevolazioni su tassa di proprietà e passaggio di proprietà 
	  riconosciute fino all'anno scorso (2014) ai veicoli non ancora trentennali 
	  ma che avessero passati vent'anni di età e dotati di certificato di 
	  rilevanza storica rilasciato dall'auto moto club storico italiano ha 
	  ulteriormente aggravato la situazione, riducendo la desiderabilità di 
	  automobili in cui sono queste due voci finiscono per rappresentare una 
	  buona percentuale del valore dell'automobile stessa.  
	  
	  Non va sottovalutata la problematica relativa alla reperibilità delle 
	  parti di ricambio nuove, i relativi costi e non di rado la compatibilità 
	  talora incerta per via delle tre diverse serie di produzione di cui si è 
	  parlato più sopra. In compenso la reperibilità di parti di ricambio usate 
	  è piuttosto buona anche dai demolitori o presso varie fonti via Internet, 
	  dove peraltro molto attivo un forum specifico ricchissimo di informazioni 
	  storiche, tecniche burocratiche sulla XJ40. In questo caso, i prezzi si 
	  abbassano notevolmente e in Inghilterra è possibile acquistare intere 
	  automobili da utilizzare per pezzi di ricambio a prezzi veramente molto 
	  modesti. Non di rado si tratta di automobili in ottima condizione, che 
	  possono essere riportate in Italia su strada senza problemi; la difficoltà 
	  può essere quella di trovare un meccanico specializzato che conosca 
	  abbastanza bene la meccanica e soprattutto l'elettronica inglese di quegli 
	  anni per potere lavorare affidabilmente su una struttura comunque molto 
	  complessa (non va dimenticato che parliamo sempre di grandi, veloci 
	  berline di grande lusso quindi molto ricche in termini di componentistica 
	  e di accessori) contenendo i prezzi in termini tali da rendere plausibile 
	  questa operazione. Inoltre, nell'uso delle auto d'epoca si tende a 
	  privilegiare vetture sportive, o scoperte o molto particolari. L'elegante 
	  berlina inglese di 25 anni di età è attualmente in una specie di limbo che 
	  non premia. 
	  
	  Detto questo, il fatto che si inizino a trovare eccellenti esemplari a 
	  partire da 3.000-4.000 Euro rappresenta un punto di indubbio interesse, 
	  soprattutto per i modelli più ricchi e accessoriati. A partire da 5.000 
	  Euro è poi possibile trovare delle XJ40 delle versioni più ricche e 
	  accessoriate in ottime condizioni e perfettamente funzionanti, mentre poco 
	  di più è richiesto per modelli realmente perfetti. I prezzi scendono 
	  moltissimo andando in Inghilterra, o accontentandosi, in Italia, di 
	  trovare una delle numerose vetture che sono state acquistate oltre Manica 
	  e che hanno quindi la guida a destra. Questa scelta può essere dettata da 
	  un gusto personale, ma non è consigliabile perché la bellezza di queste 
	  Jaguar e il loro uso quotidiano; la XJ40 ha il profumo di un’auto quasi 
	  d'epoca ma con molte caratteristiche, sia dinamiche che di confort e di 
	  eleganza, di un'automobile già praticamente moderna. La guida a destra 
	  diventa allora indubbiamente penalizzante. 
	  
	  In quest'ottica, per un uso quotidiano con stile e senza troppo dare 
	  nell'occhio, una XJ40 è una scelta eccellente, a basso prezzo e di grande 
	  soddisfazione. Suscita ancora molto interesse, tutto benigno. Ora che le nuove Jaguar 
	  hanno un'estetica radicalmente diversa e non si riconoscono più nella 
	  bellissima linea d'origine, si vedono molte persone che per la strada si 
	  girano vedendo passare una XJ40; con la sua carrozzeria 
	  senz'altro datata, ma che sfoggia con grande stile la sua eleganza classica e, si può dire, senza tempo. 
	   
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       1992 XJ40 (2015)  | 
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	  Jaguar XJ (XJ40) 6 4.0 manual Engine Technical Data 
	   
	  
	  Engine type - Number of cylinders :           
	  I 6 
	  
	  Engine Code :   - 
	  Fuel 
	  type :        
	  Petrol 
	  Fuel 
	  System :    MPI 
	  
	  Engine Alignment :     
	  Longitudinal 
	  
	  Engine Position :         
	   
	  
	  Engine size - Displacement - Engine capacity :    
	  3980 cm3 ( 242.9 cu-in ) 
	  Bore 
	  x Stroke :  91.0 x 102.0 mm ( 
	  3.58 x 4.02 inches) 
	  
	  Number of valves :     
	  24 Valves     
	  Aspiration :   N/A 
	  
	  Compression Ratio :    
	  9.5      Max. RPM :  
	   
	  
	  Maximum power - Output - Horsepower : 
	  226 PS (223 bhp) (166 kW) @ 4750 rpm    
	   
	  
	  Maximum torque :      
	  377 Nm (278 lb.ft) @ 3650 rpm 
	  
	  Drive wheels - Traction - Drivetrain :        
	  RWD  Transmission Gearbox 
	  - Number of speeds : 5 speed Manual 
	  
	  Jaguar XJ (XJ40) 6 4.0 manual Dimensions, Aerodynamics and Weight 
	  
	  Wheelbase :     
	  287 cm ( 112.99 inches )  
	  Length :        
	  499 cm ( 196.46 inches ) 
	  
	  Width :   179 cm ( 70.47 
	  inches )     
	  Height :         
	  138 cm ( 54.33 inches ) 
	  
	  Front Axle :      
	  0 cm ( 0 inches )      Rear Axle :   
	  0 cm ( 0 inches ) 
	  Num. 
	  of Seats :            
	  Aerodynamic drag coefficient - Cx :      
	  - 
	  
	  Front Brakes - Disc dimensions :     
	  Vented Discs (- mm)          
	  Rear Brakes - Dics dimensions :
	  Discs (- mm) 
	  
	  Front Tyres - Rims dimensions :      
	  225/65 R15   Rear 
	  Tyres - Rims dimensions :           
	  225/65 R15 
	  Curb 
	  Weight :   1700 kg ( 3748 
	  lbs )            
	  Weight-Power Output Ratio :        7.52 
	  
	  Trunk capacity :          
	  430 L   
	  
	  Front Suspension :      
	  Independent. Double Wishbones. coil springs. anti-roll bar 
	  Rear 
	  Suspension :       
	  Coil springs. anti-roll bar 
	  
	  Jaguar XJ (XJ40) 6 4.0 manual Performance 
	  Top 
	  Speed :      
	  222 km/h (137 Mph) 
	  
	  Acceleration 0 to 100 km/h (0 to 62 mph) :          
	  8.1 s 
	  
	  Jaguar XJ (XJ40) 6 4.0 manual Consumption MPG, Emissions and Range 
	  Fuel 
	  Consumption - MPG - Economy - Efficiency :        
	  -L / -L / -L / 11.3L (20 mpg) 
	  
	  Range :   761 Km 
	  Fuel 
	  Tank Capacity :   86 L 
	  CO2 
	  emissions :          
	  263 g/Km (estimate) 
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       (Stefano Pasini, Bologna 06/2015)  | 
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 Felix Meister guida la Jaguar XJ-R 
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       My Bristol Blogs My Jaguar Blogs  | 
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