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 Jaguar XJR- the 'Blower' Jaguar 
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	   Era 
	  l’inizio degli anni ’90, la Ford aveva appena acquisito il controllo della 
	  Jaguar ed era necessario un cambiamento per mostrare che l’arrivo dei 
	  nuovi padroni americani avrebbe dato un nuovo lustro al prestigioso 
	  marchio inglese: e così dopo anni di berline motorizzate da motori a 6 e 
	  12 cilindri con classica alimentazione atmosferica, la Jaguar decise di 
	  rivolgersi al mercato sportivo, quello che un tempo dette grande successo 
	  e gloria a modelli come la 3,8 MkII.  Per 
	  aumentare le prestazioni del sei cilindri in linea (era già stato deciso 
	  che il 12 cilindri avrebbe dovuto uscire gradualmente di produzione perchè 
	  troppo costoso, complicato e difficilmente adattabile alle nuove normative 
	  antinquinamento) si studiarono diverse soluzioni. Negli anni ’90 erano di 
	  moda i turbocompressori, e installare uno di questi congegni azionati 
	  dalla potenza dei gas di scarico rappresentava una delle opzioni più 
	  facili e interessanti per ottenere più cavalli.  I 
	  problemi termici e di installazione del turbo su una XJ risultarono però 
	  ben presto difficilmente superabili, e questo si aggiunse a considerazioni 
	  che possono essere definite filosofiche avanzate dai responsabili della 
	  Casa;  se sovralimentare il motore 
	  era desiderabile per alimentare potenza e coppia, e si doveva scartare il 
	  ‘turbo’, rimaneva dunque l'alternativa, di sapore gloriosamente 
	  tradizionale, del compressore volumetrico a lobi. Un congegno reso celebre 
	  negli anni ’20 e ‘30 da Auto Union, Mercedes, Bugatti, Alfa Romeo e 
	  naturalmente dalla Bentley; un sistema raffinato che affonda le sue radici 
	  nella migliore tradizione motoristica britannica, quindi perfettamente 
	  adatto allo stile e alla classe di una berlina Jaguar. 
	   
	  Peraltro, nella decisione di adottare questo sistema giocò all'epoca non 
	  poca importanza il fatto che l’americana Ford aveva acquistato anche 
	  un'altra grande casa inglese, la Aston Martin, e per varie ragioni si era 
	  già deciso che un potente motore a sei cilindri in linea con compressore 
	  sarebbe stato molto adatto al modello destinato a rilanciare questa 
	  prestigiosa Casa; la DB7 nacque dunque per così dire attorno al motore 
	  Jaguar sovralimentato, rielaborato e sovralimentato, ma con cilindrata 
	  contenuta in 3,2 litri mentre per la grande berlina sportiva della Casa di 
	  Coventry si mantenne la ormai classica capacità di 4 litri. E’ da 
	  notare che, per considerazioni di marketing facilmente intuibili, questo 
	  bellissimo motore non venne mai installato nella Jaguar sportiva che stava 
	  uscendo di produzione, la ‘XJS’. La sovralimentazione, per i modelli 
	  sportivi della Jaguar, arriverà solo quando verrà presentata la gamma 
	  delle Coupé e cabriolet ‘XK8/XKR’, dotate però già del motore a otto 
	  cilindri a V, aspirato nel 1996 e quindi sovralimentato nel 1998. Nella 
	  XJR del 1994, la base di questa vettura è il motore ‘AJ16’, evoluzione del 
	  ‘AJ6’ montato sulla precedente generazione ‘XJ40’. Il motore è piuttosto 
	  moderno e in quest'ultima versione supera le criticità che avevano 
	  caratterizzato le XJ40, e beneficia indubbiamente di un enorme evoluzione 
	  qualitativa dell'elettronica di bordo. La 
	  cilindrata rimaneva fissata in 4 litri e a lato del motore venne 
	  imbullonato un compressore volumetrico sistema Roots fabbricato dalla 
	  Eaton, il modello ‘M90’ (utilizzato anche sulla Holden V6). Grazie alla 
	  sovralimentazione che poteva arrivare fino a 10,5 psi, con il compressore 
	  che girava fino a 13.750 giri grazie ad un rapporto di moltiplicazione 
	  rispetto all'albero motore di 2,5 a 1, questo motore arrivava a erogare 
	  fino a 240 kw(325 cv) a 5000 giri, con una coppia massima di 512Nm a 3050 
	  giri. Per migliorare le prestazioni di questo sistema venne installato 
	  anche un intercooler acqua-aria, che permetteva di raffreddare la miscela 
	  e quindi di migliorare le prestazioni. Grazie a questi muscoli, la XJR 
	  andava da 0 a 100 km/h in 6,6 secondi e per la prima volta la Jaguar 
	  dovette limitare la velocità massima di una sua berlina, in questo caso a 
	  155 miglia orarie, cioè 250 km/h: proprio come le migliori superberline 
	  tedesche. D’altra parte la XJR si confrontava da subito a armi 
	  praticamente pari con la velocissima BMW M5, cui cedeva qualcosa in tenuta 
	  di strada recuperando però in termini di scatto e soprattutto di eleganza. 
 
	   
	   La XJR 
	  ebbe subito un buon successo soprattutto grazie a questo motore 
	  effettivamente eccezionale, ben realizzato, con il fascino classico della 
	  sovralimentazione volumetrica e prestazioni eccezionali; ma un altro 
	  fattore di non secondaria importanza per il successo di questo modello, 
	  nonostante il suo elevato prezzo di vendita, era l'affidabilità raggiunta 
	  dalla Jaguar grazie alle sinergie possibili con il potente padrone 
	  americano. Le Jaguar stavano diventando sempre più affidabili, sicure, 
	  piacevole da guidare, con un’elettronica di bordo più sofisticata e al 
	  tempo stesso molto meno soggetta a problemi.  La scocca 
	  era quella già nota della berlina 
	  ‘X300’ (prendendo così il nome in codice ‘X306’), derivata dalla ‘XJ40’ 
	  mantenendone l'invariata la volumetria e lo stile dell'abitacolo ma 
	  rivedendo profondamente muso e coda. Il risultato era una berlina più bella e 
	  armonica della precedente, di grande stile, estremamente elegante, su cui 
	  la grinta del motore XJR valorizzava al meglio il grande slancio dinamico 
	  senza però cedere a facili (e potenzialmente pacchiani) sovraccarichi 
	  estetici. Da questo punto di vista, si può definire la XJR 1994-1997 come 
	  un vero capolavoro di bilanciamento formale fra grinta, stile e lusso. Le 
	  grandi ruote da 17 pollici erano caratterizzate da cerchi in lega leggera 
	  di disegno originale, sportivo ma molto pulito; la finitura nera delle 
	  cornici dei vetri e della maggior parte delle finizioni sottolineava 
	  l'aggressività di questa carrozzeria, suggellata in maniera perfetta dalla 
	  griglia del radiatore in rete metallica cromata, proprio come in 
	  un'automobile da corsa degli anni ‘30.  
	   
	  All'interno, la XJR si confermava a tutti gli effetti l'ammiraglia 
	  sportiva della Casa con la sua grande ricchezza di strumentazione e 
	  allestimenti completissimi con interni in pelle, sedili a comando 
	  elettrico, un nuovo potente sistema di condizionamento dell'aria, 
	  finalmente anche un evoluto sistema elettronico di controllo della 
	  trazione per neutralizzare qualsiasi brutta sorpresa, tanto più possibile 
	  considerati i 320 cavalli di questo modello. La XJR 
	  'X306' fu a tutti gli effetti un raro modello di transizione fra la prima 
	  versione (con motore aspirato) e la terza (motore con compressore, ma già 
	  V8). La produzione totale rimase limitata a 6,547 esemplari su un totale 
	  di 92,038 XJ serie 'X300' (6 cilindri).  1994 - 
	  1,340 1995 - 
	  2,741 1996 - 
	  2,148 1997 - 
	  318 (Stefano Pasini, Bologna, Luglio 2015)  | 
    
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       (more to follow)  | 
    
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 Felix Meister guida la Jaguar XJ-R 
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